Bimbi rom a scuola, ma solo «sulla carta»

Alessia Marani

Per il sito del Campidoglio (www.comune.roma.it) «a dieci anni dall’inizio dei progetti in favore della scolarizzazione dei nomadi, sono aumentate le iscrizioni e la frequenza delle lezioni da parte dei bambini provenienti dai campi rom». Un successo per Veltroni & Co. che un anno fa, soddisfatti, premiavano una quarantina di alunni multietnici a riprova del buon andamento del programma. Peccato, però, che i dati resi noti ieri dall’Opera Nomadi a Roma dicano tutt’altro. E peccato che nessuno in quel dell’aula Giulio Cesare abbia pensato ad aggiornare i dati online o quanto meno a darne una giusta lettura. E peccato ancora che il bando appena chiuso il 3 agosto per l’assegnazione nel triennio 2005/2008 del servizio suddiviso in 9 lotti per i 17 municipi interessati preveda che dalle casse capitoline finiscano nelle tasche di operatori italiani e rom, nonché delle famiglie nomadi in qualità di «credito sociale», altri (udite, udite) cinque milioni ottocentomila euro e rotti. Un «patrimonio» su cui ora l’opposizione in Comune chiede di fare luce: «Subito un organo di verifica e controllo».
Ma ecco che cosa succede. Innanzitutto, raddoppiano le presenze rom in tutta Roma: «Una città nella città - come la chiama lo stesso Massimo Converso, presidente dell’ente morale -. Perché i nomadi nella Capitale negli ultimi quattro anni sono passati da 10mila a ben 15mila. La maggior parte, circa il 60 per cento, sono minorenni. Di questi almeno il 70 per cento non supera i 14 anni». E aggiunge: «Nell’anno scolastico 2004-2005 sono stati iscritti a scuola 1.804 tra bambini e adolescenti rom, un dato in crescita (ma nel 2003-2004 secondo il sito comunale sarebbero 2.157 gli iscritti, ndr) se si pensa che nel biennio 1999/2000 erano 1161. Se le iscrizioni sono cresciute, esiste però - continua - un’alta percentuale di bambini che non rispondono con frequenza all’appello, collezionando assenze e arrivando persino all’abbandono nel corso dell’anno». Nel dettaglio, nel 2002/2003 avrebbe frequentato regolarmente le lezioni solo il 47,44 per cento dei piccoli rom, mentre quasi il 15 per cento in modo saltuario. «Ma esiste - spiega ancora l’Opera Nomadi - un 40 per cento di minori che nelle aule delle 264 scuole coinvolte nel progetto non ha mai messo piede». Un successo, allora? Piucchealtro un grande bluff.
Insomma, che fine fanno i quasi due milioni di euro che ogni anno vengono tolti alle casse capitoline (e quindi ai contribuenti romani) per essere destinati ai piccoli rom da strappare al marciapiede e all’accattonaggio in proporzione al numero delle iscrizioni? Il programma di inserimento scolastico multietnico varato dall’amministrazione Rutelli col beneplacito della Comunità Europea prevede un servizio di trasporto dai campi a scuola con pullman e assistenti scolastici ad hoc durante le lezioni. Finora è stato un esercito di circa 150 operatori, di cui 31 appartenenti a etnie rom, tra «referenti di campo», educatori e accompagnatori, con 5 mezzi messi a disposizione da Trambus e altri 31 gestiti direttamente dalla società dei trasporti, a occuparsi dei 1.804 iscritti. Iscritti, però, solo sulla carta.
Intanto, le cifre fornite dall’Opera la dicono lunga sulla situazione a dir poco esplosiva in cui versano le comunità nomadi nella Capitale. Sarebbero ben cinquemila, dunque, i rom approdati nella Città Eterna dal 2001 a oggi. E che vanno ad aggiungersi ai circa diecimila che erano già presenti quattro anni fa, quando la cifra ufficiale era ferma a 6.500 unità residenti nei campi e a circa 3.500 stanziali. I nuovi arrivati, perlopiù romeni clandestini, vivrebbero soprattutto in accampamenti abusivi nei quali, sottolinea ancora l’Opera, «il sovraffollamento mette seriamente a rischio le condizioni igieniche e sanitarie. Nei soli 26 campi ufficiali dei 51 attrezzati inizialmente dal Comune - continuano i delegati dell’ente - il tasso di disoccupazione è del 90 per cento. Sebbene l’assessorato alle Politiche Sociali ha annunciato che presto saranno ultimati i lavori di adeguamento del campo di via Salone che ospita 1.245 rom e nel quale sono stati assorbiti anche i “transfughi” del vicino insediamento di via Collatina, e la ristrutturazione del campo di vicolo Savini, uno dei più numerosi, c’è ancora molto da fare. A fronte delle poche migliaia che vivono in strutture attrezzate, gli altri sono relegati in insediamenti spontanei, al limite della sopravvivenza».

Realtà fatiscenti, in cui spesso l’unico segno di civilizzazione è una fontanella pubblica dalla quale prelevare l’acqua potabile. «Condizioni difficilissime - dice l'Opera Nomadi - inaccettabili se si pensa che ci vivono moltissimi bambini utilizzati per l'accattonaggio e, ancor peggio, per piccoli furti o per prostituzione».

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