«Bimbi sfruttati, è scempio sociale»

Vanno in onda su un grande televisore le immagini dell’«olocausto sociale» denunciato ieri da An. Immagini che nei prossimi giorni, forse già oggi, condurranno a un appello al Presidente della Repubblica e a «un esposto-denuncia al Tribunale dei minori di Roma sul fenomeno dell’accattonaggio e dello sfruttamento minorile nella capitale» annuncia Roberta Angelilli, capo delegazione di An al Parlamento europeo, insieme con il presidente di Azione Legale, Antonino Galletti, nel corso di una conferenza stampa per presentare la campagna «Mai più». Un incontro al quale partecipano anche la senatrice di Fi, Maria Burani Procaccini («manca la volontà politica di intervenire a livello locale per salvare questi bambini trafficati, ridotti in schiavitù») e i consiglieri comunali di An, Federico Guidi e Luca Malcotti: «Il 30 maggio scorso il Consiglio ha approvato una nostra mozione - rimasta lettera morta - che impegna la giunta a potenziare le strutture e l’organico dell’unico Centro di contrasto alla mendicità infantile e quelle della polizia municipale». Come il malridotto Nae (Nucleo assistenza emarginati).
Nel video di pochi minuti nessuna trama né regista, solo la storia quotidiana di un martedì 25 settembre «qualunque» tra le 9.30 e le 12.30 e di una domenica 30 settembre mattina: baby prostitute dell’Est Europa su via dei Prati Fiscali, bambini rom che invece di andare a scuola («la dispersione scolastica dei circa 2.000 rom scolarizzati arriva al 70 per cento», commenta Angelilli), fanno l’elemosina, lavano vetri ai semafori, rovistano nei cassonetti. Scene che si ripetono da Termini a piazza Fiume, fino al Pantheon. Dopo le immagini ecco l’audio. E non è un bel sentire: tre telefonate fatte ad hoc, due al Centro anti-mendicità. La terza al numero verde del Comune (060606). «Ci sono minori che fanno l’elemosina a Porta Maggiore» è la denuncia. Dall’altro capo del filo un’operatrice del Centro si giustifica dicendo che «il problema è che questi minori si spostano continuamente. C’è tutta Roma capisce, noi ci muoviamo solo se la situazione è tranquilla, altrimenti giriamo la segnalazione alle forze dell’Ordine o al Nae». E l’operatore dello «060606»? Ignaro dell’esistenza del centro anti-mendicità, invita a rivolgersi ai Dipartimenti V («Politiche sociali») e XVI («Infanzia e Famiglia»).
Ancora più cupo l’esito di un sondaggio realizzato da An a Roma, nel quale l’84,5 per cento dei tremila intervistati confessa di sentirsi insicuro, ancora di più negli ultimi mesi. «Le task force - spiega Angelilli - ideate dal sindaco Veltroni non sono sufficienti. Basterebbe recepire correttamente le direttive dell’Ue. Sulla prima (la 43/00, ndr) l’Italia ha già una procedura d’infrazione in atto e stiamo rischiando la seconda sulla direttiva 38 del 2004».

Quella cioè che prevede il rimpatrio per chi dopo tre mesi dall’ingresso nel Paese non ha lavoro, assicurazione sanitaria, iscrizione all’anagrafe. Recepita dal governo con un decreto legge del febbraio 2007. «Un decreto fatto solo per evitare la procedura d’infrazione - chiude l’esponente di An - e privo delle regole d’attuazione». Una scatola vuota, insomma.

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