Matthias Pfaender
In seguito ai due incidenti degli ultimi giorni, che hanno visto entrambi coinvolti con esiti drammatici dei ciclisti (un morto e un ferito grave), abbiamo deciso di toccare con mano quale sia il contesto quotidiano in cui è immerso chi ha scelto la bicicletta come principale mezzo di trasporto, percorrendo a forza di pedale alcune delle principali strade cittadine. Ci siamo imbattuti in una realtà complessa, caratterizzata da disservizi e disagi, dove le carenze strutturali del sistema viario e la cronica congestione del traffico concorrono e rendere lutilizzo della bicicletta unattività frustrante. Dopo il piccolo tour sullasfalto meneghino, dopo laver inalato gran quantità di gas di scarico e vissuto le mille difficoltà giornaliere del ciclista, possiamo affermare che girare in bici per Milano, che sia in centro o in periferia, è una vera sfida. Eppure i dati sullutilizzo della bicicletta nelle vie urbane testimoniano per gli ultimi anni una crescita costante di utenza. Dalla Cerchia dei Navigli ogni giorno entrano ed escono almeno 30mila ciclisti, contro i 25.500 del 2003 e i 21.800 del 2002. Cresce anche il numero di chi usa le due ruote per andare al lavoro: 10.651 nel 2004 contro gli 8.671 del 2003 e i 7.425 del 2002. Solo al Politecnico ogni giorno arrivano mille studenti in bicicletta. Tanto da domandarsi: perché sempre più persone convertite al pedale? Non certo per la comodità. Quale che sia la motivazione, chi si appresta ad affrontare Milano in sella, sappia che dovrà fare i conti con un certo numero di ostacoli.
PISTE CICLABILI
Di una stramberia tale che, qualora non si fosse costretti a utilizzarle, sarebbero motivo di risate: il sistema dei percorsi ciclabili di Milano, 70 chilometri di mozziconi interrotti e spesso dallasfalto grezzo e malandato, alterna con disinvoltura tratti perfettamente delimitati, sgombri e chiaramente segnalati da cartelli e colorazione differente del fondo stradale, a tratti in cui, semplicemente, la ciclabile cessa di esistere. Quando va bene la pista termina nel controviale, quando va male termina e basta. Inoltre nella maggior parte dei casi queste parentesi felici non sono lunghe più di una ventina di metri: un pausa di qualche secondo, dove si può addirittura alzare lo sguardo e godersi qualche scorcio, prima di reimmettersi nel caos delle strade normali. Provate ad esempio a percorrere il tratto che collega il Meazza a piazzale Lotto: capirete perché, piuttosto che pedalare sullasfalto malmesso della pista, molti ciclisti preferiscano il fondo liscio del viale, nonostante lalta velocità delle automobili.
PAVÉ E BINARI
La pavimentazione in pietra è pittoresca quanto disagevole. A meno di non montare sulla bicicletta sospensioni sportive e sellino ammortizzato, transitare sul pavé è molto scomodo, ma soprattutto pericoloso. Le vibrazioni e le frequenti buche rappresentano un costante rischio di brusche frenate e repentine sterzate per evitare di ritrovarsi con i cerchioni ammaccati; ma eseguire queste evoluzioni forzate con le auto che sfrecciano accanto, non è consigliabile. Le numerose buche dei pavé ed i binari dei tram sono elementi capaci di intrappolare le ruote delle bici in un abbraccio dal quale ci si può sottrarre solo in due modi: fermandosi o cadendo.
SMOG
Caratteristico di Milano quanto il Duomo, non abbandona mai il ciclista, a costante monito: prendere la bici per muoversi in città senza una mascherina a proteggere i polmoni non è una buona idea.
TRAFFICO
La vera spina nel fianco del ciclista, capace di rallentare la pedalata quanto di farti prendere i migliori spaventi della tua vita. Se gli automobilisti sopportano a fatica il pedone, non degnano le biciclette delle minima attenzione, quasi che il salire in sella sia come diventare invisibili. I momenti più pericolosi sono gli attraversamenti di incroci e rotonde in cui si immettono strade di scorrimento. Piuttosto che affrontarli, e in mancanza di attraversamenti specifici per le biciclette, conviene scendere di sella e contendere lattraversamento sulle strisce ai pedoni.
PARCHEGGI SELVAGGI
Che siano automobili, furgoni o motociclette, il pensiero di chi guida un mezzo motorizzato non cambia: il marciapiede, e a maggior ragione le piste ciclabili, sono la naturale estensione della aree di sosta.
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