Roma - Senatrice, sa che se si candida a Palazzo Madama la radicale Bernardini le sarà compagna di banco? Bernardini, Binetti...
«Ennò, c’è anche Bobba!».
Veramente lei viene prima di lui: Bi-netti, Bo-bba.
«Ma c’è Baio Dossi, la Bosani...».
Sempre con la «o» sono. Pensi, cinque anni al fianco di una abortista convinta...
«Mamma mia... Ma c’è... C’è anche Arzagna!».
La Bernardini viene comunque prima: Be-rnardini, Bi-netti.
(Sospiro preoccupato, ironia provvidenziale) «Beh, allora, fra tante “b” teodem, quella che è circondata, nel caso, sarebbe lei».
Paola Binetti è ancora una volta il centro della politica italiana. Leader morale (e indiscussa) dei parlamentari cattolici del Partito democratico, i «teodem»: pochi, ma determinanti per il loro peso specifico. Considerati una garanzia dalla Santa Sede, coccolati da Francesco Rutelli (che li ha «inventati»), ma anche da Walter Veltroni (che li considera indispensabili). Ma soprattutto terrorizzati dall’ingresso dei radicali nelle liste e dall’accordo elettorale stipulato. Anche per esorcizzare il rischio di colonizzazioni «laiciste» oggi tutti i cattolici della politica italiana si riuniscono.
Come la mette con i radicali?
«Ancora non ho capito perché sia stato firmato questo accordo».
Lei non lo ha certo auspicato...
«Ho il massimo rispetto delle persone, ovviamente. Ma credo che la storia politica radicale non sia compatibile con l’identità del Pd».
Perché?
«Perché sono una presenza... Inquinante. Politicamente, intendo».
Forse loro potrebbero pensare lo stesso di voi?
«Ma noi il Pd lo abbiamo fondato! Ne abbiamo scritto gli statuti, la Carta dei valori... Se vengono con noi spero che si adeguino a regole di convivenza e rispetto».
Non penserà davvero che i radicali rinuncino a 40 anni di battaglie per i loro valori...
(Quasi irata) «Non penserà che i cattolici rinuncino a 2000 anni di battaglie per i loro valori!».
Vedo che la prende da lontano.
«Questa è la mia storia».
Non riesco a immaginarla con la Bonino o la Bernardini sullo stesso palco in campagna elettorale.
«E infatti si risparmi la fatica: dubito che ci sia qualcuno che vorrebbe assistere a un simile comizio».
Non le chiedo dell’eventuale pubblico. Le chiedo se lei lo farebbe...
«Non conviene a nessuno esplicitare situazioni di tensione».
Cosa pensa, sinceramente, di questo accordo?
«Credo, sinceramente, che produca per noi emorragia di voti».
Emorragia vuol dire tanti da rimanere dissanguati.
«Fra i cattolici è così».
Erano già nell’Unione...
«Ma allora era una coalizione frastagliata. Ora è la stessa lista! E...».
Cosa?
«Ci sono almeno quattro possibili voti cattolici: fra Udc, Rosa bianca e Udeur, lo stesso Ferrara».
Lei ha sostenuto la moratoria di Ferrara, non la sua lista.
«È così. Il no all’aborto non deve diventare simbolo elettorale».
Eppure lei - se ho ben capito - ha un pensiero più radicale di Ferrara, sulla 194...
«Sono convinta che la dobbiamo rovesciare come un pedalino».
Rovesciare o cancellare?
«Non ci sono le condizioni storiche per farlo. Non certo oggi».
Nel senso che lei vorrebbe ma non si può?
«Guardi, in queste condizioni a me basta la piena applicazione, partendo da quella frase chiave, che è il pilastro della legge: tutelare la vita fin dall’inizio».
Tutto il mondo si interroga su quale sia «l’inizio» della vita.
«Non ho dubbi che avvenga dal concepimento. Ma quando fu stilata la 194 la parola concepito non era nel vocabolario. Ecco perché dico: va fatto il “tagliando” alla 194».
Ed è contro anche la pillola abortiva, ovviamente.
«Anche dalle domande che mi fa, si capisce che lei subisce una impostazione del problema che io non condivido».
Torniamo ai radicali.
«È una cultura incompatibile con quella del Pd. Se promettessero di occuparsi solo di economia, e non delle battaglie laiciste che non solo noi, ma tutto il partito non condivide... Resterebbero delle posizioni troppo liberiste, incompatibili con l’idea della solidarietà di cui noi siamo portatori».
Vuole che i radicali rinuncino all’eutanasia?
«L’eutanasia non è nel programma del Pd».
Sposteranno la posizione della coalizione sui Dico?
«Nella Carta dei valori si dice solo: riconoscere diritti individuali».
E il matrimonio breve?
«Non posso anticipare oggi i conflitti che potranno esserci domani. Se non avessimo discusso un anno di Dico, forse, avremmo potuto fare qualcosa in più per le famiglie!».
E la Ru 486?
«Ripeto, da anni la combatto»
Ma se vincesse il centrodestra che la vuole fare, votereste una revisione della 194?
«Se con loro si può votare una legge elettorale, è assurdo che non si possano trovare altri punti di unione. Per difendere la vita dovrebbe essere ovvio, non trova?».
Vogliono spostarla al Senato...
«Preferirei restare dove sono. Ma mi fido di un rutelliano che si cura di questo».
E di Veltroni che mi dice?
«Roma è una città che tocca l’anima.
Da Roma o dal Vaticano?
«No, Roma. Qui in ogni angolo di muro c’è una Madonna. In ogni strada un sampietrino. In ogni skyline la cupola della Chiesa... Sono certa che ci darà le garanzie».
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