Biografia negli Usa: Murdoch? Altro che Squalo, un peluche

Ecco il ritratto inedito del magnate dell’editoria che esce da una biografia appena pubblicata negli Usa. Un vero genio. Ma impacciato, messo sotto dai figli e tenuto al guinzaglio dalla mogliettina (la terza...)

Biografia negli Usa: Murdoch? 
Altro che Squalo, un peluche

Quello che nessuno finora ha capito è perché. Perché mai Rupert Murdoch abbia accettato di sottoporsi per 50 ore alle domande di Michael Wolff, editorialista di Vanity Fair, e si sia anche scomodato per fargli incontrare i quattro figli, la terza moglie e persino la mamma novantanovenne. Resterà un mistero. Ma chi è il Murdoch segreto che esce dalle pagine di questa attesa biografia (The man who owns the news, Random House) appena uscita negli Stati Uniti? A prima vista, un Murdoch che ha poco a che vedere con l’immagine di squalo: «La camicia di flanella genere Wall-Mart, l’onnipresente canottiera, in mano un grosso peluche per la figliola. Dimesso, impacciato nel parlare, con un atteggiamento spesso ottuso tipico degli australiani». Eppure le sue convinzioni antiquate, apparentemente irrazionali, si rivelano poi azzeccate perché - come dicono i suoi manager - «lui sa vedere dietro l’angolo».
Ma al di là della galassia Newscorp, in cui Rupert è guardato come un oracolo, l’immagine esterna di Murdoch non è un granché. La stampa americana lo vede come un reazionario, editore di tv e giornali beceri. «Murdoch è un male per il Paese», dice un editorialista di Newsweek. Addirittura «l’Anticristo» per il direttore del New York Times.
La biografia non risparmia aggettivi negativi per descrivere un personaggio che ricorda il Citzen Kane di Orson Welles. Un magnate dei media a cui in fondo, dei media, interessano solo le notizie. Che pur avendo investito in tv satellitari, Studios cinematografici, internet, alla fine continua a essere innamorato della carta stampata, dello sporco lavoro delle redazioni dei giornali. Per questo «Hollywood odia Murdoch e Murdoch odia Hollywood», anche se lui possiede un colosso come la 20th Century Fox. Eppure «diventa torvo, irritabile quando gli presentano qualche star. L’unica cosa che sa fare è ricordare a tutti che alla fine si sta parlando dei suoi soldi». Forse perché a Murdoch non solo non piace la gente di Hollywood, «a lui non piace il cinema». «La cultura pop per lui è un inutile detrito. È un uomo all’antica, un vecchio preside, un moralista, uno scorbutico», scrive impietosamente Wolff.
Anche la sua Fox, società che produce serie tv di successo mondiale, «non lo eccita per niente». L’irriverente sit com Sposati con figli, o l’anarchico cartoon The Simpson, «sono per lui solo un motivo di disappunto». Matt Groenigen in persona, il creatore dei Simpson, ha confessato di trovare una tipica assurdità simpsoniana nel fatto che l’ultima parola sul suo cartone ce l’abbia un uomo così «rozzo, vecchio, privo del senso dell’umorismo e conservatore come Rupert Murdoch». Il conservatorismo politico di Murdoch in fondo è tutto lì, una questione di gusti, di stile. «Siete sentimentali o realisti? Siete persone sobrie o sofisticate? Conoscete il valore dei dollari?», queste sono le domande per capire se siete dalla sua parte. Gli altri sono liberal o commie («comunisti»).
In realtà Murdoch vede se stesso prima di tutto come un buon padre di famiglia, «nonostante ne abbia tre, di famiglie». La sue vicissitudini coniugali si intrecciano con gli affari e col problema della successione. Quando Murdoch si separa da Anna, la seconda moglie, per sposare l’incantevole cinese Wendi Deng (38 anni più giovane di lui), in cambio del divorzio assicura ad Anna che il trust in base al quale i suoi figli erediteranno la guida del gruppo «non verrà mai modificato». Subito dopo, però, Murdoch cerca di convincere i figli di Anna (Lachlan, Elisabeth e James) ad accettare volontariamente che nel fondo che controlla Newscorp possano poi entrare di diritto anche le due nuove sorelline avute da Wendi. A domanda dell’intervistatore Murdoch risponde che l’accordo potrebbe ancora cambiare. Insomma, i giochi per l’eredità sono tutti aperti.
Ma chi è l’erede al trono? La domanda attraversa tutte le 430 pagine della biografia, perché è il problema di Murdoch. Lachlan, il primo figlio maschio, sembrava il predestinato, ma non ha retto il peso del ruolo che il padre gli ha assegnato (numero tre del gruppo) e ha mollato nel 2005 per tornare in Australia. Nel 2001 la figlia Elisabeth era uscita da BSkyB per le stesse ragioni. «Il padre li aveva tentati, tormentati, illusi che uno di loro sarebbe stato l’eletto, ma poi li aveva abbandonati a se stessi facendoli sembrare degli sciocchi».
Sorprendono i violenti giudizi che i famigliari - intervistati da Wolff - si danno l’un dell’altro nel libro. La primogenita Prudence dice del padre: «Si tinge i capelli di nascosto, ma basta guardare le sue foto sui giornali: è ridicolo. Lo faccia fare da qualche professionista». Per concludere: «Papà, hai bisogno di un lifting facciale». Stessa durezza nel giudizio che Murdoch dà di Lachlan: «Fin da quando ha quattro anni è sempre stato un cocciuto bastardo (stubborn bastard)». Testuale.
La lezione è che è meglio stare lontani dal grande vecchio, più si sta ai margini dell’impero e più credito si acquista. Cosa che è successa a James, fratello minore di Lachlan. James si è dimostrato abile come manager (a Sky Asia e a BSkyB). E ora sembra sia lui il predestinato. Dal padre ha preso un carattere più deciso, rude. Quella colazione con Tony Blair, Rupert e i due figli: Rupert prese a difendere Israele e dal fondo della tavola James interruppe lo Squalo: «Stai dicendo delle cazzate». Murdoch andò avanti dicendo che forse il figlio non capiva bene la posizione palestinese ma James replicò: «Sono stati cacciati dalle loro fottute case (fucking homes) e non hanno più avuto nessun fottuto posto dove vivere». Murdoch ha poi raccontato di essere stupito che il figlio parlasse così davanti al premier inglese, il quale a sua volta ha poi raccontato di essere stupito che Murdoch potesse essere sovrastato da un figlio.
L’amicizia con Tony Blair, e con gli ambienti liberal-progressisti in generale è una novità nella vita di Murdoch introdotta dalla nuova moglie Wendi che tiene i contatti con personalità importanti di vari settori e nazioni. Nella lista di persone con cui Wendi ha stretto amicizia c'è anche Silvio Berlusconi, a cui lei si riferisce in una conversazione come «uno dei suoi (di Murdoch, ndr) amici». Berlusconi era stato sentito in un momento molto difficile per Murdoch, quando nel 2000 scoprì di essere malato di cancro alla prostata. «Si creò rapidamente un gruppo di supporto fatto da businessmen di alto livello che avevano avuto la stesso problema - scrive Wolff - (tra cui Silvio Berlusconi), per offrire aiuto e consigli». Una battaglia che Rupert vincerà, come molte altre.
Con Wendi intanto era cambiato radicalmente anche lo stile di vita di Rupert. «Sebbene non ci sia niente di modaiolo nella sua vita e nel suo stile, improvvisamente dopo la separazione, si trasferisce a Soho, il quartiere più chic di New York». Ancora più stonato rispetto al suo carattere è quello che fa dopo: comprare il più costoso appartamento di Manhattan, per 44 milioni di dollari (800 mq affacciati su Central park, venti stanze, undici bagni, quattro terrazzi). Detto per inciso, Murdoch di case ne ha altre sette in giro per il mondo. «Per i suoi manager questo non era Murdoch e per i suoi figli quello non era loro padre». Murdoch, l’uomo da 10 miliardi di dollari, è uno che non ha mai amato sembrare ricco.
Fin dagli anni ’70 era vissuto in un appartamento da 350mila dollari. Con la nuova moglie invece «è rinato nelle vesti di arricchito». O anche del giovane fuori tempo massimo, cosa che «imbarazza leggermente la famiglia». I suoi capelli tinti di color melanzana, «lo stesso colore usato da Donald Trump», i suoi esercizi di ginnastica, le sue nuove diete ipocaloriche, «e ovviamente le due nuove figlie», avute a 70 anni e passa. «I suoi figli cercano di capire perché il loro taccagno papà, diffidente verso ogni ostentazione, ora si comporti come se volesse fare sapere al mondo che lui ce l’ha fatta», inspiegabile per un uomo che da decenni figura stabilmente nella classifica Forbes dei più ricchi del mondo. Quando nel 2007 Murdoch si convince a comprare uno veliero come tutti i nababbi americani - il Roseharty, quasi 56 metri - «si preoccupò - racconta la moglie - di sembrare un cafone». «Rupert non preoccuparti - lo confortò Wendi - tutti i nostri amici hanno grandi barche, non ti prenderanno per stravagante».
Il Rupert post Wendi è un altro Rupert, e anche l’acquisto del Wall Street Journal va letto - secondo Wolff - in questa chiave domestica. Finalmente, con il Wsj, Murdoch è diventato un editore raffinato, buono per i salotti intelligenti. Grazie a Wendi, però, «la vita di Murdoch ormai si svolge con persone per le quali la sua Fox News è una pagliacciata, qualcosa di volgare». L’amore lo ha cambiato. Ma lui è intenzionato a cambiare il resto. La redazione del Wsj per esempio. La visita degli uffici, ordinati, puliti, «quasi morti», ha fatto un’impressione orribile allo Squalo. «Passano i pezzi almeno cinque volte - racconta un incredulo Murdoch -, poi li mandano a una redazione di 150 persone che controlla ancora le fonti, le citazioni, tutto. È un miracolo che riesca a uscire!». Il giornalismo, per Murdoch, è un’altra cosa, più istintiva. Spesso è lui stesso che consiglia i titoli di apertura.

Che portano l’impronta del suo modo di fare spiccio. Come quel titolo sul Sun nel 1982 quando la marina inglese affondò la corazzata argentina General Belgrano, nelle Falklands. Sei lettere: «Gotcha» («Beccata»). Murdoch allo stato puro.

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