Un punto è indubbio: i gruppi parlamentari unici sono nati in Liguria. Ieri, sul Giornale abbiamo ricordato come fu il senatore Luigi Grillo, proprio sulledizione «Genova e Riviere» del 17 maggio a lanciare la proposta accolta ieri da Silvio Berlusconi. E sul tema interviene oggi il vicepresidente della Camera dei deputati Alfredo Biondi, che ricostruisce quello che è successo al convegno dellAc hotel dell11 giugno: «Senza rivendicare diritti d'autore, che in politica non esistono, mi permetto di ricordare ai lettori de il Giornale, molti dei quali si riconoscono nella Casa delle Libertà, che la prospettiva ribadita durante il convegno del Comitato di Todi dal Presidente Berlusconi di un partito unico, e in ogni modo di una soluzione unitaria o federata, è stata anticipata e sostenuta nel convegno genovese di sabato scorso. Erano presenti e si sono espressi favorevolmente gli esponenti della Casa delle Libertà e dopo un dibattito molto partecipato, si è pervenuti all'approvazione di una mozione che avevo concordato con l'onorevole Nan, coordinatore regionale di Forza Italia. La mozione prevedeva, con realismo ligure, attraverso approssimazioni successive e coinvolgimento della base, dei singoli partiti alleati nel centrodestra, tutta una serie d'iniziative politiche sia a livello locale che nazionale».
E proprio qui, Biondi arriva al punto. I gruppi unici: «Tra le proposte la federazione dei gruppi consiliari comunali, provinciali e regionali della Casa delle Libertà e dei suoi alleati (arancioni di Biasotti), la costituzione di un gruppo federato tra i parlamentari di Camera e Senato per dare vita ad iniziative parlamentari nel segno dell'unità politica e legislativa. Le indicazioni della mozione, approvata a Genova, sono state recepite durante il convegno di Roma e confermate dall'intervento del presidente Berlusconi e degli altri rappresentanti politici che si sono espressi. Questo è un segnale di sintonia tra la base e il vertice (anche se qualcuno qui a Genova riteneva la riunione intempestiva ed inopportuna)».
Quindi, Biondi arriva alla conclusione: «Mi pare che il discorso sul metodo vada avanti nella giusta direzione che del resto avevo indicato in un articolo, ospitato proprio da il Giornale la settimana scorsa, in cui sottolineavo che l'unione poteva verificarsi non in modo dirigista e centralista, ma seguendo le indicazioni di una periferia che vuole contare di più e farsi sentire prima delle scelte politiche nazionali.
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