Roberto Mazzotta ha combattuto fino allultimo ma la rottura con gli «Amici» è stata fatale: la presidenza della Banca Popolare di Milano è passata a Massimo Ponzellini. Come volevano gli influenti sindacati interni allistituto, capaci di convogliare nei padiglioni della vecchia Fiera di Milano migliaia di soci per lassemblea: 5mila i presenti, disposti a incanalarsi per ore in serpentine delimitate da pesanti nastri rossi per accedere alle urne rimaste aperte sette ore. Considerate le deleghe, i voti espressi sono stati quasi 10mila (9.721), di cui più della metà (5.294) per Ponzellini e la sua lista che ha ottenuto dieci posti in consiglio dove schiera tra gli altri Mario Artali (confermato vicepresidente), Graziano Tarantini, Beniamino Anselmi e Giorgio Benvenuto.
Ponzellini ha «doppiato» i consensi di Mazzotta (2.633), capolista dei soci non dipendenti. Per il banchiere milanese, dipinto da più parti come il «Napoleone della finanza», la sconfitta in assemblea non si traduce però in un esilio a SantElena. Al contrario, il «blocco» di Mazzotta ha ottenuto quattro consiglieri: oltre al banchiere, Piero Lonardi, Roberto Fusilli e Franco Debenedetti. Molti per lequilibrio dei poteri interni al board di Bpm, dove siedono anche due consiglieri «esterni», scelti rispettivamente dai grandi soci del Credit Mutuel (che controlla il 4,8% del capitale) e dalla Fondazione Cr Alessandria. Gli altri due posti in cda sono stati conquistati dalla lista dei pensionati capeggiati da Franco Del Favero (1.363 voti), su cui Consob ha però acceso i riflettori per verificarne i legami con gli «Amici». Resta a secco, invece, la quarta lista in corsa: la «Change» di Antonello Polita (391 consensi).
Vinta la partita dei soci, a Ponzellini spetta ora il compito più difficile: presiedere Bpm vestendo al contempo la grisaglia del banchiere e labito dellimprenditore dal momento che manterrà anche la presidenza di Impregilo. Da qui laffondo sul potenziale conflitto di interessi di Ponzellini che Mazzotta ha ribadito in assemblea per poi chiedere il voto richiamandosi ai valori del 25 aprile al motto «Liberi per Amore», della brigata Val dOssola. Il banchiere ha poi denunciato lo strapotere dei sindacati interni alla banca e linfluenza degli «Amici» sul cda e le promozioni. Da qui la necessità di un rinnovamento che renda «la cooperativa più sana, forte e egualitaria» ha proseguito Mazzotta, ribadendo come sarebbe stato pronto a gestire una fase di transizione per poi farsi da parte. Malgrado unassemblea fiume di 9 ore (approvato anche il bilancio e un bond convertibile fino a 700 milioni) i toni, complice il piglio di Mazzotta, sono stati composti; e sono rimasti nelle tasche anche i mille fischetti predisposti da alcuni dipendenti-soci nel caso il clima fosse trasceso. Al termine dei lavori Ponzellini, che si era da subito presentato come il garante «dei dipendenti e degli azionisti», ha invece invitato a «mettere fine alla guerra per bande», seguito dallAssociazione degli Amici e dalla Fabi (il sindacato maggioritario in Bpm). Ponzellini si è difeso dallaffondo sul conflitto di interesse aggiungendo che darà «massima fiducia» al management, a partire dal direttore generale Fiorenzo Dalu. «Il mio stile tende a delegare al massimo ai collaboratori ottenendo il meglio», ha precisato Ponzellini aggiungendo di applicare lo stesso metodo in Impregilo.
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