Se i ragazzini leggessero i quotidiani, cosa di cui è lecito dubitare, sono certo che mi farei un mare di nemici tra di loro. Con i nostri lettori non credo proprio di correre questo pericolo. Domani sera inizia la vigilia d'Ognissanti, almeno da noi, cui segue la tradizionale giornata in memoria dei nostri cari defunti. In molte altre parti del mondo, segnatamente gli Stati Uniti d'America e Canada, la «nostra» vigilia della festa dedicata ai santi, coincide con la festa di Halloween, ormai diventata quasi più famosa del Natale, almeno presso i giovani. In realtà, pur essendo divenuta «un’americanata», la festa delle zucche, vanta solide tradizioni nord europee. Erano infatti i Celti, e più in generale le popolazioni religiose precristiane dell'Europa settentrionale, che festeggiavano la fine dell'estate e la chiusura del bestiame in luoghi acconci a passare l'inverno che incombeva dopo la fine dell'estate. Questo era il periodo di Halloween, nel quale, secondo le tradizioni celtiche e druidiche, la dimensione temporale si dilatava a tal punto da non esistere più e il velo che divideva la terra dei morti cadeva, lasciando ai vivi la possibilità di accedervi.
Così come facevano i Celti nel periodo di Halloween, mi raccontava mio padre che, anche nelle campagne della bassa padana durante le feste natalizie, si usava lasciare la tavola apparecchiata (imbandita sarebbe una bestemmia, vista la povertà dei deschi contadini di allora), affinché la notte gli angeli si cibassero con i magri avanzi, rimasugli di polenta e briciole di pane nero. Per i Celti invece, ciò che rimaneva sulla tavola, serviva a sfamare i defunti di cui la popolazione non aveva la minima paura, Ecco che nasce l'usanza del trick-or-treat (dolcetto o scherzetto?), ripresa poi dagli americani, copiati immediatamente da italiani e altre popolazioni mediterranee, molto lontane da questa tradizione scoperta nei film anglosassoni. Fate ed Elfi, poi, durante il periodo di Halloween, si divertivano a fare scherzi, talvolta ben poco piacevoli, a chi era in vita. Da qui la tradizione degli scherzi macabri, delle mises sataniche e di tutto quel ciarpame che si porta dietro la notte di Halloween.
Girando sui siti web ci si accorge ben presto che il vero scopo della notte è «far casino» (possibilmente macabro) e l'imbecillità, nell'escogitare scherzi deficienti, si spreca. Quale bersaglio migliore di un gatto nero dunque? Secondo l'Aidaa, dei 30.000 gatti uccisi ogni anno per i motivi più futili, buona parte sono immolati proprio durante questa notte. Dato che l'imbecillità è più contagiosa del vaiolo, il fenomeno ha assunto proporzioni tali da indurre l'associazione di Lorenzo Croce a fondare le «ronde» a protezione dei gatti neri, presi di mira da ragazzini invasati.
Addirittura, da tre anni, l'Aidaa ha deciso di promuovere la nascita dell'Osservatorio nazionale antisfiga per la Tutela del Gatto Nero, aperto a tutti quelli che vogliano collaborare a una campagna di controllo, che duri tutto l'anno, a favore dei felini che sono nati, loro malgrado, con il mantello nero e sono ancora ritenuti portatori di iella e quindi da eliminare.Morale della favola, se possedete un gatto nero, tenetelo ben chiuso al calduccio, per un paio di giorni. Fuori girano un sacco di zucche vuote.
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