Politica

Blair duro con Teheran: «Violazioni intollerabili»

Il premier inglese esclude però un intervento militare. Mosca condanna ma continua la cooperazione nel nucleare. E arriva dell’altro uranio...

Se i rapporti tra Gran Bretagna e Iran sono il termometro dei rapporti tra Teheran e l’Occidente allora c’è poco da star allegri. Una nuova bomba di «avvertimento», dopo quella dello scorso agosto, ha mandato in frantumi all’alba di ieri le vetrate della British Airways e della Bp al decimo piano di un palazzo di Teheran. Pochi danni, ma in cambio molta preoccupazione. Soprattutto per il rapido deterioramento dei rapporti tra Teheran e la capitale europea che guida la trattativa sul nucleare iraniano ed è il più stretto alleato di Washington. Per ora, comunque, non sarà guerra. Il premier inglese Tony Blair ha escluso esplicitamente le voci di un possibile intervento militare circolate giorni fa. «Noi ci limitiamo a dire e il governo iraniano lo deve comprendere – ha sottolineato Blair davanti al Parlamento - che la comunità internazionale non può tollerare uno Stato che sostiene il terrorismo, viola i suoi obblighi nucleari con l’Aiea e le regole di condotta richieste ad un membro delle Onu». Londra consulterà gli alleati sull’atteggiamento da tenere verso Teheran.
Dal fronte iraniano arrivano in compenso prese di posizione meno rassicuranti. «Può darsi che la bomba di oggi sia la risposta alla posizione anti iraniana assunta da alcuni paesi», afferma il viceministro degli interni Alì Armadi con un tono che suona più come una rivendicazione che una condanna.
E mentre a Teheran si svolgono, con due giorni di anticipo e molta enfasi, le celebrazioni per il 26° anniversario della presa d’ostaggi nell’ambasciata americana, un gruppo di studenti integralisti minaccia fare il bis assaltando la rappresentanza diplomatica di Sua Maestà. «Mettete fine alle diaboliche macchinazioni contro la Rivoluzione Islamica - recita un comunicato dell’Unione degli Studenti Islamici indirizzato a Londra - o ne sconterete le conseguenze come accadde per il nido di spie americane».
Il ritorno al negoziato sul nucleare sembra, intanto, ulteriormente compromesso dalla notizia dell’avvio del trattamento di una seconda partita di uranio in grado, dopo esser stata processata nei laboratori di Isfahan, di venir trasformata in uranio arricchito. «Dalla prossima settimana gli iraniani processeranno una nuova partita di uranio arrivata nei laboratori di Isfahan», ha rivelato una fonte diplomatica europea vicina agli ispettori dell’Onu che controllano le attività della Repubblica Islamica. Secondo un rapporto pubblicato dall’Aiea lo scorso 2 settembre, l’Iran ha prodotto finora 6,8 tonnellate di esafluoride di uranio. Quest’uranio allo stato gassoso può essere utilizzato come combustibile nucleare per le centrali o trasformato teoricamente in uranio arricchito per una singola bomba atomica attraverso un processo di centrifugazione. L’esafluoride di uranio prodotto fino allo scorso due settembre è comunque di qualità troppo bassa, precisava il rapporto Aiea, per venir utilizzato come testata nucleare. Mosca, il principale partner commerciale e tecnologico di Teheran nella costruzione di infrastrutture nucleari, ha fatto sapere, pur dicendosi preoccupata, di non voler sospendere la collaborazione.


Parigi ha invece rinnovato per bocca del ministro degli Esteri Philip Douste Blazy la minaccia di deferire Teheran al Consiglio di Sicurezza dell’Onu chiedendo l’applicazione di sanzioni economiche se l’Iran non tornerà al negoziato sul nucleare con la troyka europea.

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