Erica Orsini
da Londra
Le dimissioni del primo ministro inglese, il laborista Tony Blair, rischiano di diventare il tormentone dell'estate britannica: il problema ormai non è tanto sul «se» lasci, ma sul «quando». Dopo gli sconfortanti risultati delle ultime amministrative e gli scandali in cui il suo partito è stato coinvolto, il premier deve avere già archiviato la possibilità di correre per un quarto mandato. Appare abbastanza probabile, semmai, che a Blair non riesca di portare a termine neppure il terzo.
Le prossime elezioni politiche dovrebbero tenersi nel 2009 e oggi è difficile immaginarlo al Downing street 10 ancora per tre anni. In mancanza di una data precisa per il cambio della guardia, i giornali fanno a gara nell'offrire tutta una serie di speculazioni. «Tony Blair lascia entro l'estate del 2007», titolava ieri l'Independent on Sunday, secondo cui il premier ha assicurato ad alcuni dei suoi ministri di volersi dimettere entro il 31 luglio dellanno prossimo. In questo modo, scrive il giornale, il primo ministro manterrebbe la promessa data al suo delfino, il cancelliere Gordon Brown, per un passaggio delle consegne «stabile e ordinato».
Di date precise, però, nessuno parla perché Blair sembra non volerne indicare. Sempre secondo il domenicale, metà dell'esecutivo sarebbe già stato messo al corrente delle intenzioni del premier, ma senza clamorosi annunci pubblici. «I tories trasformerebbero l'attesa in un conto alla rovescia», avrebbe confidato il primo ministro ai suoi stretti collaboratori. Quest'insistenza di Blair nel restare nel vago non piace neppure un po' a chi dovrebbe prendere il suo posto. Il Sunday Times scrive infatti che a Brown non è andata giù la pensata del premier di farsi da parte senza fissare termini precisi. A rivelarlo sarebbero i soliti ben informati di Downing street, che hanno riferito al giornale il contenuto di alcune conversazioni «strettamente riservate» intercorse tra i due.
Blair avrebbe effettivamente offerto al tesoriere un periodo di tempo indicativo entro il quale congedarsi. Se non proprio l'estate, comunque entro novembre, mese in cui si tiene il congresso del Labour. Ma il fatto che il premier continui a glissare sulle date innervosisce molto il suo numero due che vede nella proposta una «trappola per elefanti». Non del tutto a torto Brown sospetta che, ancora una volta, Blair voglia assicurarsi il suo appoggio per portare avanti tutte le riforme più controverse in tema di sanità, istruzione e sicurezza senza peraltro sbilanciarsi troppo.
E forse il cancelliere non si sente neppure tanto sicuro del suo futuro come leader del Paese. Secondo un sondaggio della Bbc, infatti, due inglesi su tre non vedono più di buon occhio la staffetta Blair-Brown e ritengono opportuno che il successore dellattuale premier convochi subito elezioni per ottenere «il sostegno della Nazione».
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