I più maliziosi sospettano che la rottura, forse ricucita, tra il principe William, futuro erede al trono, e la bella Kate sia stata scatenata da un bagno. Quale? Quello che la madre di Kate, la signora Middleton, definiva «toilet», svelando le sue origini borghesi - troppo borghesi per la Casa reale - invece che «lavatory», termine molto più gradito alla upper class.
E in un bagno si sarebbe deciso il futuro politico del Regno Unito tredici anni fa. Altro che grandi trame, accordi segreti, ristoranti italiani a fare da scenario alla tribolata intesa tra Tony Blair e Gordon Brown. Le sorti del Partito laburista e dellintero Regno Unito, che per tre mandati consecutivi ha scelto il rampante Tony alla guida del Paese, si sarebbero decise proprio lì, in una toilette.
Così almeno riferisce Alistair Campbell, il «re» degli spin doctor di Blair, luomo che ha curato per lunghissimo tempo e negli anni decisivi i rapporti tra il premier e la stampa e lintera comunicazione del primo ministro. Nei diari segreti che da ieri sono in vendita in tutte le librerie del Paese, raccolti in un libro, «The Blair Years», che svela alcuni dei retroscena più salienti della vita politica britannica degli ultimi dieci anni, Campbell ha trovato lo spazio anche per un aneddoto come questo: «Tony, sono Gordon - registrava la segreteria di Blair -. Sono rimasto chiuso in bagno». Era il 1994: John Smith, leader del partito, era morto pochi giorni prima per un attacco di cuore. Blair e Brown dovevano decidere chi sarebbe stato il suo successore e futuro candidato alle elezioni politiche del 1997. Erano a casa di amici, a Edimburgo. «Blair fu chiaro nel sostenere che avrebbe dovuto essere lui, perché sentiva che avrebbe offerto una grande opportunità al partito - scrive Campbell -. Ma Brown non era convinto». Improvvisamente lattuale primo ministro decide di andare in bagno. «I minuti passavano e Blair rimaneva seduto a girarsi i pollici, pensando addirittura che Brown se ne fosse andato. Fino a quando non squillò il telefono. Blair non rispose - racconta ancora Campbell -. Quindì partì la segreteria telefonica» e la richiesta di aiuto di Brown. Richiesta accordata - pare - ma a una condizione. «Blair andò al piano di sopra e disse a Brown: rimarrai lì fino a che non accetterai la mia candidatura».
E il piccolo ricatto pare sia servito.
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