Blitz su motopesca: espulso un tunisino

Disperato, il volto tumefatto, si presenta dai finanzieri per denunciare il suo «datore di lavoro»: «Ho avuto una lite furibonda con lui, non mi vuole pagare il pescato». Tempo pochi minuti e R. M., 35 anni, viene accompagnato dai berretti verdi all’ospedale di Anzio dove viene refertato in pronto soccorso con una decina di giorni di prognosi. Ma le indagini vanno avanti. Gli uomini del Reparto Operativo Aeronavale del Lazio si mettono in moto alla ricerca del proprietario del motopesca sul quale il tunisino è imbarcato. Lo trovano al porto. Si tratta di C. F., un altro connazionale, di 42 anni. Sull’imbarcazione le fiamme gialle scovano altri due stranieri, C. M. S. di 38 anni, e R. M. E., di un anno più grande, anche loro reclutati «al lavoro». «R. M. si è rivolto a noi - spiega il comandante anziate, Luigi Marrazzo - perchè esasperato dalle prepotenze del quarantaduenne, il quale nonostante le nottate passate dal lavorante a pescare al largo, si era rifiutato di corrispondergli la “giusta” paga, anche se al nero». Ma la sorpresa arriva più tardi. Quando ai riscontri dattiloscopici viene fuori che sullo stesso R. M. pende da oltre un anno il decreto d’espulsione dall’Italia emesso dalla Questura di Latina secondo la legge Bossi-Fini; che da mesi gira per lo Stivale fornendo generalità di volta in volta diverse.

Arrestato e processato per direttissima il tunisino è stato accompagnato in un centro d’accoglienza in attesa dell’espulsione. Gli altri due della ciurma sono stati denunciati perchè irregolare, il titolare della barca denunciato a piede libero per favoreggiamento all’immigrazione clandestina e maltrattamenti.

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