Brian ONolan fu, almeno, uno e trino. Nato nel 1911 in Irlanda, a Strabane, contea di Tyron, ebbe - fra gli altri - due pseudonimi: Flann OBrien e Myles na Gopaleen. Come Flann OBrien, men che trentenne, scrisse tre grandi romanzi; come Myles na Gopaleen firmò per venticinque anni una rubrica sulla prima pagina dellIrish Times. Mentre con il suo vero nome condusse una vita da funzionario governativo - raggiungendo i massimi livelli di carriera - e morì a Dublino nel 66.
Dunque, nel 39, esordisce OBrien, con il romanzo At Swim-Two-Birds (Una pinta dinchiostro irlandese): il libro riceve una tiepida accoglienza e finisce nel dimenticatoio. Nello stesso anno, sempre OBrien scrive The Third Policeman (Il terzo poliziotto): leditore Longman lo rifiuta. Poco dopo, vede la luce An Beal Bocht (La miseria in bocca): in gaelico e a tiratura limitatissima. Scoraggiato dagli scarsi successi, lo scrittore torna a indossare i panni di ONolan, che gli assicurano uno stipendio.
Ma il tarlo della letteratura non lo abbandona. Un giorno, per prendersi gioco di Patrick Kavanagh, autore di una poesia pubblicata sullIrish Times, scrive al giornale, innescando una lunga polemica. Il direttore Smyllie, un omone che si trascina tutti i giorni al Palace Bar a tracannare Guinness e whiskey, colpito dallironia della lettera e complice probabilmente la fratellanza etilica con il giovane, gli affida una rubrica in prima pagina.
La rubrica si chiama Cruiskeen Lawn ed è firmata Myles na Gopaleen. Cruiskeen Lawn in gaelico significa «il boccale pieno»; mentre Myles na Gopaleen è il personaggio di un romanzo ottocentesco di Gerald Griffin, The Collegians. Ogni giorno, per un quarto di secolo, Myles offrirà ai lettori del più importante giornale irlandese il suo boccale traboccante di alcolica verve umoristica. Come un Bierce dIrlanda «venderà insulti» capaci di far tremare i potenti (scaricando, al contempo, certe sue frustrazioni impiegatizie), ma anche invenzioni geniali e strampalate e, soprattutto, una vis comica che, in tempi difficili, può essere lultima risorsa. E che per il Nostro è la faccia speculare di uninfinita tristezza. Non a caso, Myles scriverà: «lumorismo è lo sguattero della paura e del dolore». E ancora: «brevi momenti di sollievo da una insopportabile sofferenza sono tutto ciò che un individuo ha il diritto di aspettarsi».
Cronache dublinesi, appena pubblicato da Neri Pozza (pagg. 188, euro 15, traduzione e postfazione di Daniele Benati), è una summa della Cruiskeen Lawn di Myles na Gopaleen-Brian ONolan (anche se il volume porta la firma di Flann OBrien...). Dove, alla fine, i conti tornano tutti. I romanzi di Flann OBrien, tiepidamente accolti alla loro prima uscita, vengono ristampati e «scoperti» ventanni dopo o, addirittura, postumi. Il nome OBrien rivive con gli onori, dopo che ONolan laveva con amarezza archiviato e i critici si chiedono «dove sia rimasto nascosto, per così tanto tempo, questo grande romanziere» e, perfino, «se sia stata la rubrica o il bere la causa della sua rovina». Trascurando che entrambi - il bere e la rubrica - hanno costituito per venticinque anni la cifra letteraria e stilistica di un fuoriclasse.
Permettendosi di toccare un monumento come lamato-odiato Joyce: «tradurrò lUlisse in gaelico così che gli irlandesi potranno vantarsi di non averlo letto nemmeno nella loro lingua madre».
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