Milano - Manco ci pensa un istante e, nel bel mezzo delle prove della Carmen di Bizet (che debutta al Teatro dell’Opera di Roma il 17 giugno), Andrea Bocelli parla d’un botto del suo concerto del 2 giugno a Milano in quel posto che è a due passi dalla Scala e dal centro della lirica mondiale: piazza del Duomo. Sul palco, che è stato fortemente voluto dall’attivissimo assessore al Tempo libero di Milano, Andrea Bocelli interpreterà, tra le altre, arie di Verdi e Puccini, in un tripudio di bel canto e di grandi esecuzioni, visto che ad accompagnarlo sarà l’orchestra sinfonica Giuseppe Verdi diretta dal fenomenale Eugene Kohn. In più c’è lui, il cantante italiano più famoso nel mondo e forse quello a cui tutti associano l’idea dell’Italia, piena di virtù e calore e, massì, maestosi virtuosismi.
Sarà per questo, Bocelli, che lei è l’unico interprete che può esibirsi senza imbarazzi negli stadi rock come alla Casa Bianca?
«Uh, meglio che non ci pensi. Già ho l’angoscia di esibirmi dal vivo perché mi vengono quasi attacchi di panico...».
Però a Milano canterà davanti a chissà quante decine di migliaia di persone. Bocelli in Piazza Duomo è un appuntamento storico.
«Lo è di più per me, che con Milano ho un rapporto vivo e fortunato. Ero a Parigi quando è stato assegnato l’Expo e quindi penso di aver portato bene, nel mio piccolo. Ma c’è un’altra caratteristica che rende questo concerto molto particolare».
E qual è?
«Sarà proprio il 2 giugno, festa della Repubblica. E per l’Italia, che è in un momento delicato, questa ricorrenza non può essere sottovalutata».
Bocelli patriota?
«Il mio sarà un canto patriottico che vuole aiutare questo tono di conciliazione che si respira nella vita politica italiana».
Lei la segue da vicino?
«Non la seguo da politico ma mi interessa. E penso che i toni forti e gratuiti non portino mai da nessuna parte. Ma per fortuna mi sembra che Berlusconi abbia in questo momento recepito un messaggio forte che arriva dalla base: quello di concentrarsi sulle cose da fare e sui problemi da risolvere».
Non a caso interpreterà Verdi, il più patriottico dei nostri compositori.
«Quello non sarà un concerto qualunque, un evento giusto per trascorrere una sera con della buona musica. Ci sono la data e la specifica situazione a ricordarlo».
Canterà con il baritono Gianfranco Montresor e il soprano Adriana Damato. Se potesse duettare con qualche artista pop?
«In realtà il mondo è pieno di grandi voci e ho avuto la fortuna di cantare con tanti artisti, da Christina Aguilera a Bono. Ma, se proprio dovessi trovare una nuova interprete, punterei su Charice, una ragazza delle Filippine che a soli 17 anni è una versa forza della natura. Ne sentiremo parlare».
Magari potrebbe cantare con lei nel suo prossimo album pop.
«Eh, allora bisognerebbe aspettare ancora un po’ di tempo perché il mio ultimo disco, Vivere, sta andando ancora molto bene, specialmente in Asia. E poi ho molti appuntamenti dal vivo in giro per il mondo».
Non le pesa questo nomadismo?
«Io sarei come Kant, che usciva di casa tutti i giorni alla stessa ora per fare una passeggiata. Ed era così preciso che i vicini sincronizzavano gli orologi. Purtroppo non posso farlo».
Però il 20 luglio sarà nella
«E in quell’occasione, oltre alle esibizioni di Noa e di Bolle, ci sarà anche Nicola Piovani. Una serata a casa mia, in pratica. Come vorrei fare sempre».
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