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In «Body Farm» la scienza indaga il male più livido

Il crimine è sempre più un affare della scienza. Di analisti, anatomopatologi, medici forensi. Lo abbiamo visto e rivisto in Csi, ma qui la storia è tutta diversa. Anziché sulle spiagge di Miami o davanti allo skyline di New York, ci troviamo in una Gran Bretagna livida e nebbiosa, fatta di capannoni fatiscenti e androni gocciolanti. Zero glamour e nessun senso di rivincita sul male. Magari le gocce sui muri sono di sangue rappreso dopo l’esplosione di una bomba che un paio di ragazzi borderline stavano preparando. E l’edificio era la meta di altri ragazzi per rave e feste a base di stupefacenti. Una di loro ha tentato il suicidio in preda agli effetti di qualche sostanza. E ora, scienziati e poliziotti arrivati sul posto, devono farsi largo tra mosche e larve e topi che si cibano di carne putrefatta. Con un «naso chimico» rilevano l’impronta digitale dell’aria, odori, effluvi, mescolanze varie. «La prima promessa che ho fatto all’assassino è di trovarlo», dice la dottoressa Eve Lockhart (Tara Fitzgerald, già vista in Waking the Dead), capo del team di analisti che indaga la scena del crimine. «Possiamo fare ricerca e anche essere pagati, la cosa mi piace», replica il suo socio. Quando l’assassino ha deciso di agire ha accettato di lasciare dietro di sé le prove delle sue azioni. La scena del crimine sono i corpi delle vittime o quel che ne resta (The Body Farm - Corpi da reato, Fox Crime, lunedì, ore 21,50, produzione Bbc).
Sconsigliato agli stomaci sensibili, questo nuovo thriller forense accentua le caratteristiche più dark dell’investigazione scientifica. Lo sviluppo della storia procede a ritroso, partendo dalla fine, ovvero dal laboratorio e dai microscopi, per ritornare alle cause e alla genesi del delitto. Trama e sviluppo narrativo scarni, dialoghi stringati ma complessi, hanno anche loro qualcosa di disturbato e disturbante. La fotografia sottolinea il senso di fastidio e di precarietà ambientale.

Le facce degli investigatori, da quella del detective della Squadra omicidi Craig Hale (il Keith Allen visto in Trainspotting) a quella di Alfie (Finlay Robertson), l’analista in cura di psicofarmaci, non trasmettono nulla di rassicurante. Il male può avere una faccia fredda e terribile.

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