Bolletta petrolifera alle stelle: 30 miliardi

Dal 2005 benzina e gasolio cresciuti del 20 e del 35%. Italia più esposta ai rialzi

da Milano

La bolletta petrolifera rischia di schizzare alla cifra record di 30 miliardi. Significa che la spesa per l’approvvigionamento del greggio, passando da 22 a 30 miliardi, comporterebbe un aumento di 8 miliardi di euro, livello mai raggiunto dai tempi dell’ultimo grande choc petrolifero, nella metà degli anni ’80. La stima, confermata da fonti del settore, si basa su una quotazione media di 74 dollari al barile anche nella seconda parte del 2006. Solo due mesi fa, quando il greggio era sui 65 dollari al barile, il presidente dell’Unione petrolifera, Pasquale De Vita, aveva stimato - nel caso le quotazioni non avessero ripiegato - una fattura petrolifera 2006 sui 28 miliardi.
Il problema del caro greggio, avvertito in tutto il mondo, in Italia assume dimensioni più gravi. La nostra economia, infatti, dipende per l’85% dall’oro nero contro una media degli altri Paesi europei pari al 50 per cento. Gli effetti delle impennate del petrolio sono da tempo visibili: le bollette di luce e gas registrano da oltre un anno e mezzo continui rialzi. Più in generale - ha ricordato di recente anche il presidente dell’Authority per l’energia, Alessandro Ortis - l’aumento di un dollaro del prezzo del barile, in Europa «genera oltre 5 miliardi di dollari di maggiori costi annuali, che si riflettono per circa un terzo nei settori elettricità e gas».
Sul fronte dei carburanti, i listini dei distributori sono da giorni sui massimi di 1,40 euro al litro, vale a dire quasi 2.800 lire del vecchio conio. E sulla carta ci potrebbero essere anche nuove cattive sorprese in arrivo: i rialzi delle quotazioni internazionali dei carburanti degli ultimi mesi non sono ancora stati trasferiti completamente sui prezzi alla pompa. Se i livelli del barile non ripiegheranno, esiste quindi il rischio che le compagnie possano decidere nuovi rincari con il risultato di veder segnati, sulle colonnine, altri record storici. In un anno il prezzo della benzina in Italia è aumentato del 20% al netto della componente fiscale, mentre il gasolio per autotrazione è cresciuto del 35% e quello da riscaldamento del 32 per cento. Sulla corsa dei prezzi iniziata alla fine del 2003 hanno soprattutto inciso l’azzeramento della capacità di riserva dell’Opec che ha toccato il punto più basso (300-400mila barili al giorno) rispetto ai 2 milioni del passato, nonché l’inattesa e rapida crescita della domanda, ma anche problemi produttivi di diversi grandi produttori come Venezuela e Nigeria. Tra i nodi più complessi dello scenario c’è anche quello della dipendenza dal greggio estratto nei Paesi Opec che nel 2005 ha raggiunto il 40% del totale mondiale segnando un ritorno ai livelli di dieci anni fa. «Con la prospettiva - osserva l’Unione petrolifera - di un’ulteriore crescita fino a quasi il 50% al 2030».

In termini di peso sul Pil la fattura energia, l’intero costo cioè per l’approvvigionamento di tutte le fonti (e non solo il petrolio) dall’estero, rappresenta oggi in Italia il 2,9% del prodotto nazionale lordo (era del 2,2% nel 2004).

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