Il Bologna messo in mora Cassano, conciliazione fallita

Va beh, lo sciopero è stato annullato, però vari calciatori restano in battaglia con i dirigenti. Ieri quattro del Bologna hanno messo in mora la società: il capitano Marco Di Vaio, il portiere azzurro Emiliano Viviano, il difensore greco Vangelis Moras e l’altro centrale Daniele Portanova. Non hanno percepito alcuno dei cinque stipendi della stagione, la mossa intende pure affrettare nuovi possibili acquirenti. «Prendemmo questa decisione 10 giorni fa - racconta Di Vaio, 34 anni e capocannoniere con 9 gol -. Abbiamo aspettato l’ultimo giorno utile per formalizzarla, sperando che succedesse qualcosa».
Nulla. Il presidente Sergio Porcedda non aveva i mezzi per acquistare una società di serie A, ha creato una rosa di 31 calciatori ma altri penseranno a pagarla. «C’è grande delusione per le promesse non mantenute, ci sentiamo presi in giro da questa proprietà dalla credibilità zero. Cambiasse, ritireremmo immediatamente la richiesta».
I giocatori si svincolerebbero a gennaio, in tempo per trovare una nuova sistemazione. Di Vaio piace a Milan e Inter come bomber di riserva, Viviano è il miglior portiere d’Italia e non è detto che Buffon si riprenda il posto di titolare in Nazionale, i due centrali sarebbero utili a qualsiasi squadra si batta per la salvezza. Il Bologna ha venti giorni per pagare, soprattutto le prime tre mensilità, che dovevano essere onorate entro il 15 novembre, diversamente Viviano tornerebbere all’Inter: è in comproprietà, basterebbe che Moratti pagasse quegli stipendi per rientrare in possesso del cartellino, idem la Juve con lo svedese Ekdal. Di Vaio ha deciso a malincuore: «Speriamo che la società finisca in mano a professionisti seri che hanno a cuore il bene del Bologna. Nessuno se ne vuole andare, vorremmo solo tornare a fare i giocatori. Dispiace la penalizzazione in classifica che potrebbe vanificare i nostri sforzi».
Domani il Milan comunque affronterà una squadra vera. Che al Dall’Ara vince regolarmente, ha fermato la Juve e all’Olimpico recuperò due gol alla Roma. Anni fa il Bologna interessava a Leonardo Delvecchio, patron di Luxottica, adesso si spera in Massimo Zanetti, patron della Segafredo, che sta trattando con Giovanni Consorte, l’advisor incaricato. «Se la cordata andasse in porto - dice Stefano Trombetti, ad del famoso marchio del caffè - saremmo un comitato di salute pubblica, un intervento per Bologna e i bolognesi. Perdere la squadra sarebbe una retrocessione clamorosa per una città ancora senza sindaco. All’epoca del presidente Corioni eravamo sponsor».
Ieri è stata interlocutoria la prima udienza di fronte al collegio arbitrale tra Cassano e la Sampdoria, gli arbitri hanno concordato una procedura d’urgenza, al massimo entro lunedì mattina il giudizio. Nella sede della Lega, a Milano, mancava il campione blucerchiato, c’era il presidente Riccardo Garrone con i calciatori Dessena e Lucchini, testimoni degli insulti pronunciati da Cassano il 26 ottobre: Pazzini e Pozzi, pure convocati, sono rimasti in albergo. Riunione a porte chiuse e breve, il presidente Paolo Giuggioli ha proposto la conciliazione, impossibile.


«Antonio ha fatto tutto quanto poteva - spiega il procuratore Giuseppe Bozzo -, ha chiesto scusa più volte, rilasciato una dichiarazione al collegio arbitrale. Ci sono tutti gli elementi per decidere». Non è detto che si svincoli pagando i danni, potrebbe finire semplicemente in maximulta e sospensione (retroattiva).

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