Bologna Lucio Dalla ha 67 anni e da mezzo secolo raramente manca dal Renato DallAra. Anche giovedì era in tribuna, con la sua pelliccia unica, solo Paolo Villaggio è altrettanto caratterizzato, nel look, fra gli immortali dello spettacolo. Cera il derby con la Fiorentina, non lontano lamico Gianni Morandi, debuttante presidente onorario. Era in prima fila al battesimo della gestione Zanetti.
Lucio, anche lei prenderà quote del Bologna?
«Faccio un lavoro che non mi consente nulla, però sono a disposizione della società per organizzare il concerto che abbiamo in mente questo mese. Anzi, sarà molto di più, una rassegna di artisti e comici petroniani».
Cesare Cremonini, Andrea Mingardi, Luca Carboni. Ma è stato speso anche il suo nome, come uomo immagine del club 7 volte scudettato.
«Pratico tre lavori contemporaneamente: il tour con Francesco De Gregori, le colonne sonore dei film, le regie. Manca solo che mi impegni nel calcio».
Ma non giocava?
«Arrivai in promozione, ero un centrocampista. Anche nella nazionale cantanti».
Morandi invece fa tutto: è stato il capitano della squadra artisti, lapripista dei maratoneti italiani a New York, ora presenterà il Festival di Sanremo.
«Ha molto più tempo e soprattutto è un vero sportivo. Ha dato una consistenza economica utile pure per la sopravvivenza della società».
Come nasce il vostro tifo?
«A 16-17 anni andavamo in trasferta a seguire i rossoblù, perciò è davvero mezzo secolo che gli andiamo dietro».
Cosa rappresenta il Bologna per i felsinei?
«Era speciale la città, oltre alla squadra, dobbiamo fare in modo che entrambe tornino a essere uniche. Negli ultimi tempi cè stata decadenza, il Bologna ha faticato a salvarsi, per tre anni fu in B. La città perde posizioni, mantiene qualche eccellenza come il sociale, eppure è spenta. Dobbiamo tirare su entrambe, con questo azionariato popolare: chi ama Bologna non può ignorare la squadra».
Se pensa al Bologna, cosa le viene in mente?
«Da ragazzo forse ho chiesto lunico autografo a Ezio Pascutti, lo vedevo come un Dio. Per me resta il simbolo, anche 50 anni dopo».
Il momento più bello?
«A parte le vittorie, il prepartita. È un modo per rivedersi, essere vicini alla città. Non si può amare solo la squadra, bisogna voler bene anche ai vicoli, alla storia e alla cultura. Linsieme della bolognesità rappresenta una grande emozione per i cittadini, lo è pure per chi viene da fuori. Cantanti stranieri restano qui a vivere».
Nel salottini della terrazza Bernardini compaiono spesso i vip Casini, Prodi e Fini.
«I risultati non dipendono dai politici, per i nostri ho grande rispetto perché sono fra i meno ingombranti.
Che Sanremo sarà, con Morandi?
«Non lo seguo da anni, ma lui è garanzia di serietà. Anche se non sembra».
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