Bombe terroriste per boicottare la pace in Kashmir

Massimo Introvigne

L'attacco terroristico ad Ayodhya, in India, va a colpire il principale nervo scoperto delle dispute religiose indiane, con conseguenze potenzialmente devastanti. L'ascesa del nazionalismo religioso indù inizia proprio con la distruzione da parte della folla, nel 1992, della moschea eretta in epoca Mogul sul luogo, ad Ayodhya, dove la tradizione indù colloca la nascita di Rama, una delle più popolari incarnazioni di Vishnu. Il «sito di Rama» da allora è stato teatro di periodici scontri. Gli indù non hanno mai rinunciato all'idea di erigervi un grande tempio, ma i vari governi indiani, senza escludere che questo avvenga in futuro, hanno sempre rimandato ogni decisione.
I terroristi di Ayodhya sono membri del Lashkar-e-Tayyiba (LeT), un gruppo ultra-fondamentalista islamico nato in Pakistan nel 1989 per sostenere il separatismo del Kashmir e oggi legato ad Al Qaida. L'attacco persegue due obiettivi. Il primo è ostacolare la soluzione pacifica del conflitto del Kashmir, la regione dell'Unione Indiana a maggioranza musulmana contesa fra India e Pakistan. Grazie alla mediazione americana e al grande riavvicinamento politico-economico fra Stati Uniti e India di questi ultimi mesi, la soluzione diplomatica sembra oggi vicina. Le bombe hanno il preciso scopo di far fallire i negoziati in corso.
Ma l'attacco avviene anche durante un cruciale congresso della grande organizzazione induista Rashtriya Swayamsevak Sangh (Associazione dei Volontari della Nazione, RSS), da cui è nato il partito Bharatiya Janata (BJP), che nel 1998 ha conquistato la maggioranza relativa in India e ha espresso il primo ministro, Atal Binari Vajpayee, poi sconfitto di misura alle elezioni del 2004 dal Partito del Congresso di Sonia Gandhi. Il RSS propone una difesa intransigente dell'identità indù dell'India, con una forte insistenza sulla questione simbolicamente importantissima di Ayodhya. Il partito BJP trae dal RSS molti dei suoi voti, ma se ha il sostegno di quasi metà degli indiani è perché molti considerano Vajpayee l'artefice del miracolo economico che ha trasformato l'India nella quarta potenza economica del mondo.
Nonostante i suoi meriti, Vajpayee ha perso in modo inatteso le elezioni dell'anno scorso. Il dibattito è in corso: ha perso perché ha offerto un'immagine troppo poco religiosa di partito moderno, imprenditoriale e filo-americano, perdendo il contatto con la base del RSS (e dimenticandosi del famoso tempio da costruire ad Ayodhya)? O al contrario ha perso perché molti indiani temono ancora i suoi legami con un «fondamentalismo indù» talora intollerante e aggressivo? Vajpayee negli ultimi mesi si è orientato verso la seconda risposta, e si prepara alla rivincita elettorale offrendo all'India e al mondo l'immagine del BJP come partito di imprenditori e di tecnocrati, lontano dai toni religiosi militanti. Tutto questo non piace ai dirigenti del RSS, che riuniti a congresso in questi giorni minacciano di togliere al BJP il loro appoggio che resta comunque decisivo. Un BJP «moderato» può dare un grande contributo alla pace religiosa in India, e forse non solo in India. Ma il BJP non può comunque permettersi di perdere il sostegno del RSS.

Mentre molte influenti figure cercano di mediare tra RSS e BJP, i terroristi legati ad Al Qaida tentano di provocare scontri inter-religiosi - contro i quali sia il RSS sia il BJP hanno già messo in guardia, invitando i seguaci a proteste pacifiche - che eccitino, anziché stemperare, il conflitto fra indù e musulmani in India.

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