Bonanni contro la Cgil: "Solo parate politiche per nascondere i guai"

Il segretario della Cisl: "Le buste paga dei lavoratori sono già abbastanza leggere, ma anche le aziende sono indebolite dalla crisi. Non ci sembra la situazione giusta per fare uno sciopero generale"

Bonanni contro la Cgil: 
"Solo parate politiche  
per nascondere i guai"

Roma Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, la Cgil ha confermato lo sciopero generale. Lei aveva già sostenuto che non è né il caso né il momento. Che ci farà assomigliare alla Grecia. Perché?
«Non serve. Lo abbiamo detto spesso in questi tre anni di crisi: giusto protestare, ma solo per motivi sindacali, quando c’è una vertenza da chiudere. Poi si può manifestare di sabato oppure di sera come in questi anni abbiamo fatto noi e la Uil, consapevoli della situazione in cui siamo».
Si riferisce al costo dello sciopero per chi aderisce?
«Le buste paga dei lavoratori sono già abbastanza leggere, ma anche le aziende sono indebolite dalla crisi. Non ci sembra la situazione giusta per fare uno sciopero generale, che poi generale non è».
Perché non è generale?
«Perché a uno sciopero generale aderiscono tutte le confederazioni sindacali, mentre la Cgil usa questa definizione pomposamente per nascondere i flop degli altri che ha indetto da sola, per mascherare le parate politiche, le sfilate con uomini di partito e bandiere che non sono sindacali e per nascondere dissidi interni».
Tra la confederazione e la Fiom?
«Non è un mistero: a chiedere lo sciopero è stato Landini (segretario generale delle tute blu Cgil, ndr) e Camusso ha subito ceduto. Poi, peggiorando la situazione, ha chiesto a noie alla Uil di fare un accordo».
La lettera aperta della Camusso era un tentativo di ricucire. Non basta?
«Una richiesta del genere dopo avere deciso lo sciopero generale, è un’offesa, non una proposta».
Torniamo allo sciopero, non c’è il rischio che si pensi che solo la Cgil si oppone alla manovra?
«Mi chiedo: qual è l’obiettivo dello sciopero? Non trovo la risposta, così come non l’ho trovata in tutti questi anni in cui noi ci siamo fatti carico anche della loro parte, preoccupandoci dei problemi del lavoro, trovando intese e mediazioni. Che poi è il lavoro di un sindacato di un paese evoluto».
Dalle sue parole sembra essere tornati a qualche anno fa. La Cgil non era cambiata?
«Non lo so, non dipende da noi. Però mi fa specie che, in un momento in cui sembrava che tutti condividessimo la gravità della situazione economica, la Cgil sia tornata sullo sciopero generale. Si vede che il richiamo della parola d’ordine è più forte del senso di responsabilità verso i lavoratori».
Quindi lo sciopero è una scelta politica. Ma se poi si rivelasse utile? Potreste fare il gioco del poliziotto cattivo e di quello buono...
«Lo sciopero è un aiuto a chi in questo governo non vuole il dialogo con noi. Sembra che ognuno giochi la parte di un copione. Loro fanno sciopero, il governo tira dritto».
Il riformismo paga sempre?
«Noi siamo orgogliosi delle soluzioni che abbiamo trovato per i lavoratori e andremo avanti così. Anche noi protesteremo, ma non con lo sciopero. Dal primo settembre saremo davanti al Senato con la Uil».
Anche in queste ore sembra che la linea della Cisl stia prevalendo, ad esempio sulle pensioni.
«Ancora non so cosa succederà, ma spero che abbiano abbandonato l’idea di altri interventi sulla previdenza e che invece scelgano la strada di fare pagare chi possiede di più».
E l’aumento dell’Iva?
«Mi auguro che se lo tengano per la riforma fiscale. Ma, soprattutto, spero che la classe politica dia un segnale forte di ravvedimento».
Parla dei tagli alle province e ai costi della politica nazionale?
«Di tutti i domini che la politica ha conquistato. Dai consigli di amministrazione delle municipalizzate alle articolazioni pletoriche dello Stato. Spero che i politici abbiano capito che se vogliono riannodare il rapporto con la gente devono passare necessariamente da questo terreno. Se non lo faranno, pagheranno cara questa arroganza».


Altri capitoli della manovra che vorreste cambiare?
«Spero si alleggerisca la pressione sul pubblico impiego, a partire dalla scemenza di fare pagare con le tredicesime dei lavoratori gli errori degli amministratori».
La Cgil è contraria alla cessione degli immobili pubblici. La Cisl come la pensa?
«Il patrimonio immobiliare pubblico inutilizzato deve essere venduto».

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