Borghezio: «Ma gli alti meriti contrastano con i grandi numeri»

«Qui Padania...». Così risponde al cellulare con voce tuonante l’europarlamentare della Lega Mario Borghezio. «Oltre centomila cavalieri dal 1991 ad oggi? Questo numero può suscitare non solo stupore ma anche ilarità ed imbarazzo. Sapere che il nostro Paese si caratterizza per questo incredibile esercito di decorati non è bello. Siamo di fronte a un’estrema degenerazione di una grande istituzione che è stata la cavalleria - afferma -. Se una volta diventare cavalieri significava aver dato prova di sé con atti di eroismo, oggi non credo sia sempre così. Gli alti meriti contrastano con i grandi numeri. Senza nulla voler togliere agli atti di eroismo veri per i quali è doverosa un’onorificenza pubblica, oggi mi sembra che abbiamo a che fare con una proliferazione esagerata. Credo che a volte si tratti di pratiche di clientelismo».

E conclude: «Trovo però una giustificazione: se persone intelligenti come i premi Nobel hanno accolto tra loro Dario Fo vuol dire che tutti possono sbagliare. Concludendo con una battuta mi viene da dire che andrebbe modificato l’articolo 1 della Costituzione: l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e... sui Cavalieri».

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