Lattacco estivo della sinistra radicale ai presunti privilegi fiscali della Chiesa italiana sta rivelando la sua vera portata, più ambiziosa di quanto sembrasse allinizio. Il portavoce del Commissario europeo per la Concorrenza, Neelie Kroes, ha dichiarato di volere richiedere, a nome della Commissione, informazioni supplementari al Governo italiano sui vantaggi fiscali che riguardano la Chiesa cattolica italiana. Come ha rilevato il vicepresidente del Parlamento europeo, lonorevole Mario Mauro, nella conferenza stampa del 4 settembre, tale manovra nasce nellaprile 2006 per iniziativa dei parlamentari della Rosa nel pugno ed è stata rilanciata a causa della successiva sostanziale non risposta del governo italiano.
In difesa della Chiesa si sono già espressi molti suoi autorevoli esponenti, mettendo in luce come le esenzioni dallIci per gli immobili di proprietà della Chiesa non siano privilegi, ma riconoscimenti di attività meritorie a favore di bisogni primari di persone e comunità. Ciò che occorre rilevare, come ha fatto lonorevole Mauro, è che questo attacco alla Chiesa è in realtà solo la prova generale di un attacco su più larga scala (sono in discussione anche le agevolazioni alle Onlus) a una concezione di società «sussidiaria» che rifiuti la schematica riduzione del mondo allantinomia Stato-privato.
Proprio in questo periodo autorevoli studiosi e organi di stampa rilanciano unidea di liberismo ideologico come toccasana di tutti i mali. Nello scagliarsi giustamente contro lo statalismo e il clientelismo, tali esponenti fanno di tutta lerba un fascio e disegnano un ordine sociale in cui un ospizio non profit per anziani dovrebbe essere trattato come una multinazionale che produce petrolio, un istituto di ricerca senza fine di lucro come una società per azioni che vende beni voluttuari. I nipotini dei neoclassici ottocenteschi, solo qualche settimana fa, si sono scervellati per giustificare lennesimo colossale fallimento di previsione sugli hedge funds delle agenzie di rating, considerate come le vestali di questo salvifico liberismo finanziario. Qualche anno fa hanno decretato la morte di qualunque piccola e media impresa, italiana e no, che sarebbe stata travolta nellincapacità di competere sul mercato globale. Oggi sembrano di fatto proporre che imprese a fini di lucro siano lunico toccasana anche in campi di cruciale importanza per la libertà e la qualità della vita, quali appunto la sanità, lassistenza, listruzione, la ricerca. Per questo bollano come «privilegi» misure che nellambito di teorie da loro ignorate, come quella dei «quasi mercati», favoriscono interventi economico-sociali «virtuosi», good practices di privati che collaborano con i governi al perseguimento di scopi di interesse collettivo.
Sono necessari una presa di coscienza e un lavoro culturale e scientifico per svelare ciò che un certo potere vuole imporre a tutti per colossali interessi economici e ideologie ignoranti della realtà.
*Presidente Fondazione
per la Sussidiarietà
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