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Piazza Affari, ecco le azioni su cui puntare. Occhio ai titoli del lusso

In Cina i gioielli stanno emergendo come la categoria di prodotti più richiesta, superando le scarpe casual, la pelletteria e l'abbigliamento, mentre gli orologi sono sempre molto richiesti e registrano forti vendite

Piazza Affari, ecco le azioni su cui puntare. Occhio ai titoli del lusso

Settimana interlocutoria quella appena trascorsa che vede il FTSE MIB mettere a segno una performance ancora positiva e pari allo 0,7%. La variazione potrebbe sembrare contenuta, ma consente all’indice di rimanere sopra i massimi dal gennaio 2022. Negativi invece gli indici dei titoli a minore capitalizzazione: FTSE Italia Star (-1,7%) e FTSE Italia Growth (-0,2%) che continuano a segnalare la generale disaffezione degli investitori verso le PMI.

I titoli migliori della settimana

Prima posizione per performance positiva con il 5% troviamo Recordati grazie all’accordo con GSK per la commercializzazione di Avodart e Combodart/Duodart in 21 paesi. A seguito dell’accordo Banca Akros ha alzato il target price sul titolo da 51,5 euro a 53 euro per azione. Seconda posizione per Tenaris, grazie ancora agli effetti positivi dell’inizio della copertura da parte di Jefferies a fine giugno, con un rating buy e un target price a 19 euro. Ben comprata nel corso della settimana anche CNH, che mette a segno una performance del 4%.

Il titolo maggiormente venduto nella settimana è stato Moncler, che registra una performance negativa del 5,7%, sulla scia dei timori degli investitori che il rallentamento economico del mercato cinese possa ridurre la crescita dei ricavi. Iveco in seconda peggiore posizione scende del 4% per i timori del mercato che il rallentamento macro economico generale possa contrarre i ricavi e la marginalità. In flessione anche STM che sconta la negativa variazione dei competitors quotati sul mercato USA.

Cresce la volatilità nel comparto del lusso

I titoli del lusso hanno visto recentemente un aumento della volatilità a seguito soprattutto della pubblicazione della variazione del PIL cinese, la cui crescita nel 2Q23 si è ridotta al +0,8% dal +2,2% del 1Q23. Negli ultimi anni la crescita dei risultati delle società del settore dei beni di lusso è stata trainata da due mercati in particolare: Cina e del Nord America. I deludenti dati economici cinesi da una parte e l’aggiornamento delle vendite da parte del proprietario di Cartier Richemont, che ha annunciato vendite nel 2Q23 inferiori alle aspettative nelle Americhe e in Asia, suggeriscono che entrambi i mercati potrebbero ora iniziare a rallentare.

Già nel corso del 1Q23 gli utili di alcune società, tra cui LVMH e Chanel avevano mostrato un rallentamento della crescita in Nord America a una cifra (nel 2021-22 è sempre stata a due cifre). Nello stesso periodo Kering e Ferragamo hanno registrato cali a due cifre rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

I principali marchi di lusso hanno investito milioni di dollari per raggiungere nuovi clienti nei due mercati, aprendo direttamente nuovi negozi in luoghi come Wuhan e Zhengzhou, o Charlotte e Nashville. La corsa folle al consumo di beni del lusso post-pandemia negli Stati Uniti aveva già mostrato segni di cedimento, lasciando gli investitori a riporre le loro speranze sugli acquirenti cinesi. Tuttavia come abbiamo visto, l'economia cinese ha vacillato nel 2Q 23, spingendo tra l’altro JPMorgan, Morgan Stanley e Citigroup a ridimensionare le loro previsioni di crescita dell’intera economia per l’anno in corso.

Le previsioni sul mercato cinese

Secondo le nostre aspettative, riteniamo che la Cina difficilmente attraverserà una ripresa della domanda a forma di V, ma piuttosto un recupero pluriennale dei consumi. Se le società di lusso riusciranno a compensare il crollo in gran parte statunitense dipenderà da come effettivamente si svilupperà la ripresa cinese della domanda interna e turistica nel resto dell'anno. Per il momento, l'industria del lusso sembra sovraperformare il mercato di consumo nel suo complesso in Cina, ma è ovvio che esiste un livello di incertezza. Un rallentamento così marcato la Cina non lo aveva mai sperimentato e quindi è lecito attendersi una flessione dei consumi in generale. Ma i beni del lusso sono tendenzialmente poco ciclici e non è facile capire il comportamento dei quasi 150 milioni di ricchi cinesi di fronte ad un rallentamento che probabilmente poco li tocca.

C’è però un ma (e quando non c’è). In Cina i consumatori di beni di lusso sono più giovani che nel resto del mondo, con un'età media di 28 anni, un aspetto che le aziende ritenevano positivo per la crescita futura. Ma l'aumento della disoccupazione tra le giovani generazioni (il tasso di disoccupazione giovanile è salito al 21,3% a giugno dal 20,8% di maggio), potrebbe creare problemi nel reclutamento di nuovi consumatori, all'interno dei marchi di lusso. Richemont per esempio, genera circa il 40% dei ricavi globali in Cina, mercato che solleva più di una preoccupazione tra gli investitori a causa di un latente rischio geopolitico.

Poi ovviamente occorre vedere di che categoria merceologica stiamo parlando. In Cina per esempio, i gioielli stanno emergendo come la categoria di prodotti più richiesta, superando le scarpe casual, la pelletteria e l'abbigliamento, mentre gli orologi sono sempre molto richiesti e registrano forti vendite. Per quanto riguarda gli accessori e l'abbigliamento, Chanel, Dior e Balenciaga hanno registrato i maggiori incrementi di acquisti nell'ultimo trimestre.

Attenzione all'andamento dei multipli

Se guariamo al multiplo EV/Ebitda, usato dagli investitori per capire la sovra/sotto valutazione, secondo le stime degli analisti la media mondiale del settore è pari a 16,8x per il 2023, contro una media storica degli ultimi 10 anni di 17,1x. Se le stime sono corrette, al momento il settore appare quindi leggermente sottovalutato. Nel 2024 il multiplo scenderebbe a 14,5x. Ma è chiaro che allungando l’orizzonte temporale aumenta il rischio. Soprattutto nel capire se l’evolversi delle economie cinese e americana sono in grado di sostenere le stime delle società.

Non ci sentiamo di escludere manovre speculative. Secondi infatti quanto riportato da BBG, il fondo Bluebell suggerirebbe un merger tra Kering e Richemont. L’integrazione avrebbe senso da un punto di vista strategico (i due gruppi già collaborano nell’eyewear). Difficile al momento capire se l’integrazione possa effettivamente andare in porto.

Alla fine una domanda. Siamo poi così sicuri che le società del lusso (quello vero) vedranno ridurre le vendite e gli utili anche nel mercato cinese? Alla fine se vuoi comprare l’ennesimo orologio da 100.

000 euro, poco cambia se costa il 10% o 20% in più.

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