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Il settore alimentare: questo sconosciuto dalla Borsa Italiana

In Borsa il settore alimentare e delle bevande dell’Italia è decisamente sotto rappresentato

Il settore alimentare: questo sconosciuto dalla Borsa Italiana

Settimana non particolarmente brillante, ma nemmeno la peggiore dell’anno, che vede il FTSE MIB lasciare sul campo l’1,5%. Più pesante l’andamento dei titoli Star, il cui indice scende del 3%. In linea con l’andamento dei titoli maggiori è invece risultato il FTSE Italia Growth, che come noto misura le performance delle micro caps, che scende dell’1,5%. Settimana interlocutoria prima del meeting della BCE fissato per il 14 settembre, che ha visto la pubblicazione di dati macro economici Italiani ed Europei importanti: PIL del secondo trimestre, inflazione, disoccupazione. Dati che riflettono la debolezza dell’economia dopo il forte aumento ei tassi degli ultimi 15 mesi.

A livello di titoli segnaliamo l’ottima performance di Telecom Italia, sulla scia della decisione di scorporare la rete e a seguito della decisione degli analisti di Barclays di alzare la raccomandazione a neutrale (da sottopesare) e alzare il target price a 0,38 euro per azione (da 0,25 euro precedente). Seconda posizione per Saipem a seguito della firma di due nuovi contratti per attività offshore in Costa d’Avorio e in Italia, per un valore complessivo di 850 milioni di euro. Medaglia di bronzo del Leonardo, che continua ad essere ben comprata dagli investitori sulla scia delle potenzialità di crescita e al knon how che il gruppo è in grado di esprime nei settori della difesa, dell'aerospazio e della sicurezza.

In negativo invece MPS che lascia sul campo il 9,6% sula scia della possibilità che la cessione non avvenga in tempi brevi. Negativa anche Unicredit (-7,8%) e Fineco (-7,2%). Ma anche in quarta quinta posizione negativa troviamo in settimana altre due banche: Banco BPM (-6,8%) e Bper Banca (-6,7%). Al di la delle singole banche, gli investitori stanno gradualmente vendendo i titoli che più di altri hanno fatto segnare una performance positiva negli ultimi mesi.

Il made in Italy nel settore alimentare e delle bevande riscuote sempre più interesse nel mondo, grazie soprattutto alla qualità dei prodotti, al modo di cucinarli e alla tendenza a mangiare sano che caratterizza la dieta mediterranea (lo diceva Ippocrate orami 2500 anni or sono: che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo).

Eppure in Borsa il settore alimentare e delle bevande dell’Italia è decisamente sotto rappresentato. Settore che, siamo convinti, ha tutti i numeri per poter eccellere non solo nella qualità dei prodotti, ma anche nelle performance di Borsa. Soprattutto in momento congiunturale che tende a premiare le società cosiddette value: che cosa c’è di più value di una società alimentare? Vediamo dunque qualche numero.

L’Italia è leader in Europa per numero di imprese operanti nel settore alimentare e bevande (19% del totale, con oltre 55.000 imprese), e per fatturato generato (13,5% del totale pari a circa, 150 miliardi). Si colloca in quinta posizione per addetti (10% del totale, pari ad oltre 437.000). L’alimentare e bevande rappresentano una quota rilevante all’interno del tessuto industriale manifatturiero italiano, collocandosi in prima posizione per fatturato generato (15% del totale), in terza posizione per numero di imprese (16%) e addetti (12%). Nessun altro settore in Italia può vantare questi numeri. L’Italia è inoltre il primo produttore di vino nel mondo (se la gioca con la Francia) e il secondo esportatore. Il fatturato del vino in Italia è di circa 13 miliardi di euro realizzato con 310.000 imprese viticole, 38.000 imprese vinificatrici e 674.000 ettari di superfice coltivata.

Il settore ha evidenziato una crescita piuttosto moderata nella media dell’ultimo decennio, complici il parziale cambiamento di spesa e la debolezza dei consumi domestici delle famiglie. Tale debolezza ha spinto le imprese verso l’estero, determinando un aumento del livello di internazionalizzazione medio e vivacizzando l’export. La redditività del settore si mantiene su buoni livelli, sebbene inferiori alla media del manifatturiero come è lecito aspettarsi da un settore aciclico, mentre il livello di indebitamento si mantiene contenuto, segnale che indica la solidità patrimoniale delle imprese del settore.

Nei prossimi anni il settore alimentare e delle bevande è chiamato a molteplici sfide, che se interpretate nel modo corretto, possono trasformarsi in grandi opportunità di business. Abbiamo citato il cambiamento dei di spesa famiglie, sempre più attente ai temi di sostenibilità e che richiedono in misura crescente prodotti biologici e standard di tracciabilità sempre più elevati, manifestando una propensione per gli acquisti online in deciso aumento. Da questo punto di vista crediamo che le innovazioni tecnologiche consentiranno il raggiungimento di livelli di produttività sempre migliori (pensiamo per esempio solo a quanto potrebbe fare la blockchain sulla tracciabilità dei prodotti).

Fin qui lo stato dell’arte. Come potrebbe essere invece il futuro dell’agroalimentare in Italia e in Europa e che posto avrà la sostenibilità chiamata a confrontarsi con l’aumento della produzione? Sono alcune delle domande che ci facciamo.

Le posizioni dell’Italia non sempre coincidono con quelle dell’UE, ma crediamo che sai importante uscire dalla logica del conflitto per abbracciare quella della visione comune se davvero vogliamo tutelare la salute delle persone e la protezione dell’ambiente e rendere l’agricoltura davvero sostenibile.

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