Borsa alla prova di nervi contro gli speculatori Occhi puntati sulla Bce

Hanno avuto tutta una notte per riflettere, per rivedere come in un cortometraggio l’intervento da trenta minuti di Silvio Berlusconi alla Camera, per risentire l’eco degli applausi e i mugugni dell’opposizione. Capita ormai raramente ai mercati di aver così tanto tempo per metabolizzare un evento, isolandolo dall’emotività, dal continuo rimbalzare di notizie - quasi sempre pessime - che rendono questo agosto sempre meno da ombrellone e sempre più da ombrello aperto per ripararsi dalla tempesta della crisi finanziaria.
Un verdetto arriverà dunque oggi, alla riapertura dei mercati. Quale ne sarà la valenza, è però impossibile prevederlo. Non è del resto escluso che la Borsa preferisca aspettare l’esito dell’incontro, previsto sempre per oggi, tra il governo e le parti sociali. Per capire se e in che modo verrà approfondito il discorso sul «patto per la crescita» richiamato dal premier in Parlamento.
Dopo settimane di stress, i mercati avrebbero bisogno di una tregua. Ma ieri, ancora una volta, non c’è stato spazio per una pausa di riflessione, opportuna per cercare di smaltire, almeno in parte, le scorie della paura e le tossine dell’incertezza. Altre scosse hanno colpito i mercati, dove alle preoccupazioni legate alla crisi del debito sovrano si vanno ora sommando i dubbi sulle capacità di tenuta della crescita globale. Soprattutto a causa dei ripetuti segnali di frenata che arrivano dagli Stati Uniti fino a rimbalzare perfino in Germania, nei quartier generali di Volkswagen e Mercedes, dove una buona fetta del fatturato dipende dal mercato a stelle e strisce.
Il copione è stato dunque quello solito, ormai da settimane. Con una variazione sul tema di magra consolazione: la miglior resistenza mostrata dalla Borsa italiana alle vendite rispetto alle altre piazze finanziarie, con un calo dell’1,7% archiviato prima del discorso di Berlusconi. A Parigi l’indice è invece sceso dell’1,96%, Francoforte è sprofondata del 3,44%, Londra è precipitata del 2,55%, mentre a un’ora dalla chiusura Wall Street saliva dello 0,3%, forse in parte sollevata dalla decisione di Moody’s di lasciare all’America il rating da tripla A (ma l’outlook è negativo).
Lo score finale di Piazza Affari non racconta il film di una seduta altalenante, nervosa, con il pendolo delle quotazioni in continua oscillazione tra tentativi di rimonta e momenti depressivi. Un po’ come l’andamento dello spread tra il Btp e il bund tedesco, prima schizzato al record di 393 punti base e poi assestatosi a quota 368. Così, i rendimenti sui Btp a 10 anni si sono in parte raffreddati (calo al 6,10 dal 6,25% di martedì), anche per effetto delle voci di possibili misure d’intervento a livello europeo.
Oggi si riunisce infatti la Bce, e quello che doveva essere un appuntamento interlocutorio assume invece tutt’altra importanza. Il presidente Jean-Claude Trichet potrebbe infatti dare in pasto ai mercati un paio di linee-guida di sicuro impatto. La prima: far capire che l’attuale situazione di emergenza nell’euro zona congela di fatto le intenzioni di alzare ancora i tassi nel breve periodo. La seconda: chiarire se la banca centrale intenda riattivare lo strumento di acquisto dei titoli di Stato per allentare le tensioni. Non è scontato che Trichet lo faccia, ma c’è chi ci spera. Così come qualcuno confida sull’ipotesi di un nuovo rafforzamento del fondo anti crisi europeo, l’Efsf, per cui i leader di Eurolandia hanno recentemente deciso un ampliamento delle capacità operative.


È questa peraltro la strada indicata dal presidente della Commissione europea, Jose Manuel Barroso, che considera «palesemente ingiustificate» le pressioni dei mercati su Italia e Spagna. Attorno a Roma e Madrid fa quadrato anche la Germania: «L’Italia e la Spagna - ha detto il portavoce del governo - hanno deciso ampie riforme che convinceranno anche i mercati».

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