Il boss mafioso ha la sua privacy, il Cavaliere no

E ora dicono che la privacy è sacra. Do you remember Topolanek, l’ex primo ministro ceco immortalato come mamma l’ha fatto dal fotografo Zappadu a bordo piscina nella villa del premier Berlusconi? E le intercettazioni a strascico che da una carta di credito arrivano al presidente del Consiglio, passando per la procura di Trani? Roba d’altri tempi. Adesso i giudici dicono che è vietato spiare qualcuno nei momenti di intimità. Anche se si chiama Salvatore Lo Piccolo, è un boss mafioso, ed è recluso nel carcere di Opera in regime di 41 bis.
Il Tribunale di sorveglianza di Milano, infatti, ha annullato la videosorveglianza totale (due telecamere in cella e una nel bagno) a cui Lo Piccolo era sottoposto. Niente telecamere nella toilette, perché - scrive il giudice Giovanna De Rosa - sono da evitare «trattamenti degradanti e inumani».

La direzione del carcere aveva sostenuto che la videosorveglianza 24 ore su 24 fosse stata decisa per la sicurezza e la tutela dell’incolumità del detenuto. Ma, facendo proprie le considerazioni della Corte di cassazione, De Rosa replica che «occorre assicurare il rispetto dei momenti di intimità personali». Questione di privacy. Che a volte è sacra. E altre no.

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