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Boss rilasciati per sbaglio: Sarkozy all'attacco dei giudici

Per la prima volta il governo invita l’estrema destra di Le Pen per consultazioni sull’Europa. I socialisti indignati disertano la riunione

Alberto Toscano

da Parigi

«Quell'inchiesta ha rappresentato anni di duro lavoro per la polizia, ma i magistrati hanno liberato dei malfattori in condizioni inconcepibili», dichiara il ministro francese degli Interni Nicolas Sarkozy, 50 anni, rilanciando in grande stile la sua guerra con le toghe. Ormai lo scontro ha superato il livello di guardia, visto che dalla magistratura sono partite, sempre ieri, due impressionanti bordate contro il governo. Una è la dichiarazione di guerra: le organizzazioni sindacali dei giudici hanno deciso di manifestare venerdì prossimo a Parigi contro il ministro dell'Interno Nicolas Sarkozy. L'altra è più sottile, ma non meno clamorosa: una perquisizione nell'ufficio del superministro francese dell'Economia Thierry Breton, che in quello stesso momento si trovava in viaggio negli Usa. Insomma è guerra aperta. E nessuno risparmia le munizioni.
Ieri i francesi sono stati pietrificati da una notizia che ha dell'incredibile: il rilascio di un gruppo di capi della «malavita organizzata» a causa di un clamoroso errore commesso da un giudice istruttore. La polizia aveva fornito al magistrato la pappa pronta, ma lui aveva talmente ingarbugliato le cose che la difesa del malavitosi ha avuto buon gioco a ottenerne la scarcerazione. Il provvedimento di rimessa in libertà dei pericolosi delinquenti è stato deciso dalla Corte d'appello di Lione dopo l'indagine colabrodo del magistrato Luc Fontaine del palazzo di giustizia di Grenoble. Sulle prime si pensava che i boss, tornati uccel di bosco, fossero quindici. Poi è stato precisato che «solo» la libertà di tre di loro è dovuta al palese errore della magistratura : gli altri hanno beneficiato di una serie di benefici perfettamente legali.
Il «ministro di ferro» Nicolas Sarkozy ha cavalcato la tigre dell'indignazione popolare, accusando una volta di più i magistrati d'essere dei privilegiati. Lo aveva già fatto la scorsa settimana a seguito dell'assassinio di una donna di 39 anni a opera di un individuo rimesso in libertà dai giudici dopo 13 anni di prigione, benché fosse stato condannato all'ergastolo per omicidio. In quell'occasione Sarkozy ha pronunciato la frase che ha spinto i magistrati a convocare la manifestazione di venerdì. Sarkozy ha chiesto «quale sarà l'avvenire di un magistrato che ha osato mettere in libertà vigilata un simile mostro» e ha aggiunto: «Il giudice che ha liberato il mostro deve pagare». In un'altra occasione il ministro ha affermato: «Quando un medico sbaglia deve pagare, quando un politico sbaglia deve pagare, quando un contribuente sbaglia a scrivere la sua dichiarazione dei redditi deve pagare. È mai possibile che esista un ordine di persone superiori a tutte le altre ? È possibile che ci siano persone come i magistrati, che possono sbagliare essendo sicure che non pagheranno mai nulla?».
Le anime candide pensano che non esista alcun nesso tra queste affermazioni del ministro degli Interni e l'iniziativa di ieri della magistratura a carico del suo collega dell'Economia. Le malelingue giurano il contrario. Sta di fatto che i magistrati si sono presentati a Bercy, il quartiere parigino in cui c'è il palazzo dei dicasteri economici, andando dritto dritto ai piani alti. Il fatto è che la società Rhodia, di cui l'attuale superministro economico francese Thierry Breton è stato membro del Consiglio d'amministrazione, è al centro di un'indagine giudiziaria per una serie di ipotesi di malversazione. Breton non aveva responsabilità operative in quel gruppo, ma la magistratura inquirente non ha perso l'occasione d'impallinare il «gran tesoriere» di Francia. La cosa impressionante sta nel fatto che gli agenti agli ordini del magistrato inquirente Henri Pons siano andati a mettere le mani tra le carte più segrete del titolare dell'Economia, delle Finanze e dell'Industria.

Thierry Breton, entrato al governo in aprile dopo essere stato presidente del gruppo France Télécom, è uno dei manager migliori di Francia e d'Europa: difficile pensare di prenderlo in castagna per il «caso Rhodia» mentre sta tentando a fatica di far quadrare i conti dell'«azienda Francia».

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