Roma - Chissà se visto il menù andato in scena lunedì sera ad Arcore sarà ricordato dalle cronache politiche come il «patto della minestra». Di certo, c’è che le due paginette sottoscritte da Silvio Berlusconi e Umberto Bossi chiudono definitivamente la querelle tra la Lega e Forza Italia. E rilanciano il cosiddetto asse del Nord. Pochi punti quelli buttati giù da Giulio Tremonti e Roberto Calderoli, in cui si mettono nero su bianco sostanzialmente due questioni. In primo luogo il «riconoscimento della Padania come obiettivo politico-istituzionale» da perseguire attraverso le vie consentite dalla Costituzione; in secondo la decisione di procedere alla modifica della legge elettorale «per via parlamentare» abbandonando definitivamente l’ipotesi referendaria.
Ma la firma dell’accordo arriva solo a tarda sera. Dopo una cena a base di minestra di verdure e roast beef con patate allargata anche ad An e Udc. Ad Arcore, infatti, non ci sono come vuole la consuetudine del lunedì solo il Senatùr, i colonnelli del Carroccio (mancava Roberto Maroni impegnato a Porta a Porta), Tremonti e Aldo Brancher. Ma partecipano all’incontro «allargato» anche il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi, l’azzurro Maurizio Lupi, i coordinatori regionali del Veneto di An e Udc (Alberto Giorgetti e Settimio Gottardo) e Maurizio Gasparri. E per la Lega ci sono anche Gian Paolo Gobbo, segretario della Liga Veneta, Manuela Dal Lago, presidente uscente della provincia di Vicenza non più ricandidabile perché già al secondo mandato, Roberto Cota, segretario del Piemonte, e Rosy Mauro. Insomma, una vera e propria riunione plenaria, focalizzata soprattutto su due sfide: il Comune di Verona e la Provincia di Vicenza. La seconda resterà quasi certamente alla Lega (e pare che Bossi abbia già individuato il successore della Dal Lago), d’altra parte - fa notare un colonnello del Carroccio - «a Vicenza c’è il Parlamento del Nord». Mentre per Verona la partita è ancora aperta e dovrebbe chiudersi venerdì con una riunione tecnica ad hoc. In corsa restano Alfredo Meocci (in quota Udc), Giuseppe Ferro (ex deputato di Forza Italia) e Luigi Castelletti (presidente della Fiera). Mentre esce dai giochi l’assessore regionale alla Sanità della Lega Flavio Tosi, sacrificato alla causa vicentina. E sulla tornata amministrativa sia Bossi che Berlusconi si sono detti ottimisti. Con il Cavaliere che avrebbe anche sfornato nuovi sondaggi che darebbero il centrodestra in vantaggio di 14 punti sull’Unione (57% a 43%).
Terminata la cena, la firma del «patto della minestra». Che prevede un’intesa tra Lega e Forza Italia sulle amministrative (ma senza escludere deroghe concordate, cioè casi in cui il Carroccio potrebbe comunque andare da solo) con un impegno da parte di Berlusconi e Bossi a «perseguire il federalismo istituzionale e fiscale» e sostenere le Regioni che decidano di chiedere maggiore autonomia. Ma soprattutto con il «riconoscimento» da parte del Cavaliere «della Padania come obiettivo politico-istituzionale», con un richiamo alla dizione dei gruppi parlamentari di Camera e Senato del Carroccio («Lega Nord Padania»). Di fatto, quello che aveva chiesto la settimana scorsa il Parlamento del Nord nella sua prima seduta approvando all’unanimità la mozione Calderoli. E non è un caso che lunedì sera il Cavaliere abbia dato la sua disponibilità a partecipare a una delle prossime sedute del Parlamento vicentino, eventualità che non sembra troppo improbabile. Ma nelle due paginette si parla anche della riforma della legge elettorale, puntando decisamente su una modifica per via parlamentare.
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