nostro inviato a Oleggio (Novara)
Umberto Bossi è luomo delle sorprese. Arriva con mezzora di anticipo sul previsto: alle sette e mezzo è già sul palco della festa leghista del Piemonte orientale di Oleggio. «LUmberto è sempre un passo più avanti degli altri», commenta qualcuno tra la cinquantina di fedelissimi che lo applaudono (il grosso del popolo padano era ancora per la strada). E prima di parlare, il Senatùr strimpella qualche nota sulla pianola elettrica destinata più tardi a mazurche e fox-trot: sono i primi accordi di «New York New York». Bossi evoca gli Stati Uniti, dove le tasse si fermano al 33 per cento.
«Basta con la schiavitù italiana - sbuffa al microfono -. Se continuiamo a dare soldi a uno Stato che ci tiene schiavi, che ci porta via tutto, facciamo il nostro male. Lo sciopero delle lotterie è una delle cose da fare, il fisco incassa 38 miliardi al giorno e questo è un primo danno che gli facciamo. Bisognerebbe non giocare più, smettere. È una cosa fattibile? Sì, certo». Bossi non commenta le voci che si sono rincorse per tutta la giornata sui prossimi passi della protesta fiscale leghista, come il boicottaggio degli studi di settore e del canone Rai, ma con una battuta lasciata cadere quasi per caso fa capire che il prossimo passo potrebbe essere lo sciopero del fumo. Il Senatùr conferma invece che «la rivolta avverrà con metodi legali» e che lidea è venuta ai dirigenti della Lega. Prima di lanciarla non ne ha parlato con il leader del centrodestra, Silvio Berlusconi: «Lui i soldi li ha, mica ha bisogno di giocare al Totocalcio».
Il primo comizio dura poco. Sotto un bianco tendone da circo dove si concentra tutta la calura di una giornata afosa, Bossi si siede a un tavolo ricoperto di carta verde, fuma sigari, beve Coca Cola, chiacchiera, firma autografi e rilancia la campagna anti-tasse, ma soprattutto anti-Stato. Ma la sua gente lo reclama e il Senatùr sfodera al microfono una energica metafora ciclistica: «La Lega è scattata in salita e ha fatto il vuoto alle spalle. Gli altri partiti hanno distacchi enormi e sono costretti a inseguire: dovevano stare attaccati alla maledetta Lega. Cè una squadra sola al comando, e ha la maglia biancoverde della Padania». È una frecciata destinata anche agli alleati del centrodestra, rafforzata da unautocritica: «Quando eravamo noi al governo, le tasse non le abbiamo diminuite abbastanza. Dovevamo fare di più, su questo non si discute». Il tema è uno solo: lo Stato sanguisuga. «La gente è esasperata. Se Prodi ha il coraggio di spiegare alla gente perché ci sono tutte queste tasse, vada lui in montagna e cerchi di farlo. Io ci sono andato, e sono stato moderato». Moderato? «Sì, il fucile è la solita invenzione dei giornalisti. Bisogna che comincino a dire le cose come stanno: è stato uno sotto il palco a urlare dei fucili, non ne ho parlato io. E se la gente invoca i fucili, se cè questa reazione, è perché il popolo ne ha le scatole piene, è esasperato dalle tasse e reagisce male. Ma lo sciopero fiscale è come la bomba atomica. Volete che rinunciamo alla bomba atomica per prendere il fucile? No, meglio tenere la bomba atomica».
Bossi glissa invece sul richiamo del presidente della Repubblica ad abbassare i toni: «Non so bene cosa abbia detto, ma noi della Lega siamo già moderati. Ci dicono di parlare bene, ma quelli di Roma devono agire bene. Berlusconi e io siamo andati dal presidente Napolitano, gli abbiamo detto che avevamo un milione di firme di persone che volevano tornare a votare. Lui ci ha risposto: non coinvolgete me. Troppo comodo, e chi altro dobbiamo coinvolgere?».
«Fermateli, mandateli via», urla ancora Bossi con la voce che ha. «Questo governo ha paura perché hanno capito che il Nord si è stufato di pagare, siamo stati stupidi fino adesso, ma ora basta. Il Nord paga mentre Roma magna e beve. Non dobbiamo essere più troppo buoni.
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