da Milano
Il referendum sulla riforma costituzionale è un appuntamento da non perdere perché «se vincono i no non toccheranno più la Costituzione. Li ho visti in aula (quelli della sinistra, ndr), faranno delle regole per non toccare mai più la Costituzione, il Paese non cambierà mai più democraticamente. Bisognerà trovare altre vie, perché democraticamente non cambierà più niente. E questo è un dramma». A pochi giorni dalla consultazione popolare Umberto Bossi lancia un appello perché «almeno al Nord il successo sia grande». Lo fa prima dai microfoni del Tg1 e poi in un comizio a Montichiari, in provincia di Brescia. «Spero di riuscire a portare a casa un buon risultato, almeno proiettato sul futuro perché se passa il sì in tutto il Nord questo sarà un buon passaporto per rivolgerci all'Onu e chiedere che le nostre ragioni vengano ascoltate». E se perderà? «Piangerò, perché vorrà dire che la gente non ha capito nulla. Ci resterei male». Il Senatùr ha sottolineato la necessità di «far passare i sì come minimo in Lombardia e Veneto» per poter acquisire poi una sorta di forza contrattuale nel caso in cui l'esito nazionale non dovesse essere quello sperato. Il Senatùr, apparso in buona forma, ha poi sottolineato alcuni aspetti fondamentali della riforma tra cui la riduzione del numero di parlamentari: «È un miracolo che questo punto sia passato e non lo voteranno mai un'altra volta».
Bossi poi ha sottolineato l'importanza di una scuola che tenga conto delle identità locali e che in Italia è stato commesso «un vero e proprio crimine culturale cancellando storia e identità». «Per certi versi - ha detto - stavamo meglio sotto l'Austria. Certo, se lo avessero saputo quelli mandati a morire sul Piave forse si sarebbero voltati dall'altra parte».
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