Bossi: "Silvio attento, preparano un partito contro di te"

Il Senatùr attacca il Prodi: "Non abbasserà le tasse, la rivolta fiscale è una bomba per il premier". Poi allerta Berlusconi: "I poteri forti pronti a creare una nuova formazione politica per fermarlo"

Bossi: "Silvio attento, preparano un partito contro di te"

nostro inviato a Torino

La protesta fiscale è già una «rivolta», ma non ci sono speranze che questo governo tagli le tasse benché anche a sinistra si siano accorti che è una «bomba elettorale». Alla festa della Lega di Torino, Umberto Bossi torna a sollecitare la rivolta contro il fisco aggiungendo un retroscena: proprio sui tagli alle imposte i «poteri forti» stanno costruendo un partito contro Silvio Berlusconi. «Prima hanno appoggiato quelli che hanno aumentato le tasse, poi hanno detto: arriviamo noi e le abbassiamo. Io ho intuito la manovra e li ho anticipati, forse Berlusconi non ha ancora capito».
Onorevole, la protesta che avete lanciato si sta estendendo giorno dopo giorno...
«Protesta... Troppo comodo, chiamiamola rivolta. Penso che la faranno in tanti».
In quali termini?
«Abbiamo già chiesto di dare i soldi alle regioni. Il resto lo dirà il gruppo di lavoro che si è riunito per studiare quali passaggi fare».
Tra i punti ci sarà anche il canone Rai?
«No. È vero che si tratta di una tassa di proprietà, ma non è stato considerato nella lista delle proteste».
Ha chiesto anche a Berlusconi di aderire?
«Più che farlo io, mi pare che saranno loro a chiedere di partecipare perché hanno capito che è una bomba elettorale. Si sono messi a parlarne tutti i partiti, anche quelli responsabili dell’aumento fiscale, compresi quelli che sostengono il governo. Sono stati loro ad accrescere il peso delle imposte e adesso di colpo sono diventati tutti protestatari».
Il ministro Padoa-Schioppa ha però detto che per adesso di tagliare le tasse non si parla.
«Eh, ho sentito. Padoa-Schioppa dice: prima cambiamo la situazione, poi abbassiamo le imposte. Bravo...».
Quindi non c’è speranza che questo governo riduca le aliquote.
«Temo di no».
Che ne pensa del partito di centro, da Casini all’Udeur, lanciato da Mastella?
«Siamo già noi il partito di centro. Chiunque si mette in competizione con noi non va bene, questo mi sembra evidente. Io cerco di fare quello che posso. Stanno preparando un partito. Io ho cercato di capire qual era il programma elettorale per anticiparlo. E il programma era: adesso facciamo aumentare le tasse, poi veniamo noi e diciamo che le abbassiamo. Quindi ho lanciato la protesta fiscale per anticiparli. Sono gli stessi che hanno aumentato le tasse o hanno appoggiato chi le ha aumentate. Forse Berlusconi non ha capito che contro di lui stanno facendo questo partito che doveva avere come programma proprio i tagli fiscali».
È il partito democratico?
«No. È il partito dei poteri forti. Io ho avuto soltanto il merito di anticiparlo». Quando partirete con la protesta? «Subito, entro settembre».
Di che cosa discuterete ad Arcore oggi?
«Spero diremo qualcosa sulla protesta fiscale. E se Berlusconi mantiene la parola dovremmo cercare di fare la legge elettorale invece del referendum».
Che legge vorrebbe? Premio di maggioranza? Sistema tedesco?
«Bè, ormai il premio di maggioranza mi pare necessario per fare il bipolarismo e nessuno vuol mollare il bipolarismo. Il modello tedesco appartiene a uno stato federale mentre il nostro è centralista: come si fa ad applicare da noi il sistema elettorale di uno stato completamente differente?».
Sarà la «cena della svolta»?
«Devo parlare prima con Fini e poi con Berlusconi. Spero che anche Fini sia presente. Ci sono cose delicate, non è che io e Berlusconi possiamo decidere chissà che cosa. Berlusconi è cauto, noi un po' meno. Fini sarebbe il benvenuto».
È d’accordo con chi vuole le telecamere contro i parcheggiatori abusivi e i lavavetri?
«Bisogna usare quello che funziona perché la gente è spaventata.

La gente non vuole l'immigrazione, ha paura di perdere casa propria. Fino a quando parlano di risolvere i problemi e poi continuano a fare entrare montagne di immigrati, non ci crederanno mai. Di questo passo si va verso la ribellione generale del Paese».

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