Roma - «Non faremo parte dell’ammucchiata». Per il momento si resta “vigili” all’opposizione, tenendo la barra a dritta sempre verso la Padania. Per il momento.
Nonostante le insistenze del Quirinale e dello stesso premier in pectore Mario Monti, Umberto Bossi non arretra. Terminato il colloquio con il presidente, Giorgio Napolitano, Bossi conferma la linea «dura»: si resta all’opposizione. Linea dura sì, ma soltanto per il momento.
«Noi abbiamo sempre in mente la nostra Padania - dice infatti Bossi - Dobbiamo valutare il programma, per noi conta che non si penalizzi il Nord. Vedremo di volta in volta». Un’ apertura dunque ad appoggiare le future singole scelte del governo Monti. Ma la fiducia all’esecutivo no, quella non ci sarà. Si resta fuori.
E per la verità andare all’opposizione rappresenta per la Lega una festa, uno strappo alle regole istituzionali nelle quali i lumbard si sentivano davvero scomodi. Insomma ci si può togliere la giacca e la cravatta, ritornando se non proprio alla canottiera almeno alla camicia con le maniche corte, ovviamente verde. «Stare all’opposizione è un balsamo, allontana tentazioni e inciuci», esulta l’ex ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che per primo aveva annunciato il no del Carroccio. «Ho ricevuto le telefonate di Napolitano e di Monti che cercavano di convincere la Lega a sostenere questa maggioranza - racconta Maroni - Monti ha avuto parole di elogio per me e per questo lo ringrazio: ma abbiamo fatto una scelta che tutti condividono nella Lega, anche la base».
E infatti il popolo del Carroccio esulta e sul web si rincorrono commenti beffardi sulla «fine del Cavaliere» e il 12 novembre diventa la festa della «liberazione». La scelta di andare all’opposizione, garantiscono i giovani padani, «è geniale». Maroni assicura che «essere l’unica opposizione in Parlamento ci darà responsabilità istituzionale e rafforzerà la compattezza del movimento».
E l’alleanza con Berlusconi? É davvero finita? Anche in questo caso, nonostante la delusione per quello che viene considerato un atto di rinuncia da parte di Berlusconi, arreso al governo tecnico, la porta non si chiude. Insomma c’eravamo tanti amati e non è detto che la fiamma non si riaccenda. E se è vero che Maroni dice «in 17 anni non siamo mai stati così lontani dal Pdl nelle scelte» è pure vero che poi aggiunge di stimare molto l’attuale segretario nazionale del Pdl, Angelino Alfano e di essere ottimista per il futuro.
E in fondo che ci sia almeno la Lega all’opposizione non sarà un danno neppure per lo stesso Monti.
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