Bpi, per i «ratios» cedola a effetto ritardato

da Milano

Soluzione in dirittura d’arrivo per il problema del provvisorio sbilanciamento dei «ratios» patrimoniali di Banca Popolare italiana legati al pagamento di una maxicedola. La settimana scorsa i manager di Bpi sono andati in Banca d’Italia per prospettare una serie di possibili vie d’uscita. E dopo il confronto con i funzionari della Vigilanza sembra ormai emergere un punto d’accordo.
Lo squilibrio è legato al superdividendo da 2 euro, parte integrante della valutazione di 12 euro fatta da Banca Popolare Verona e Novara in vista della fusione, che gli azionisti lodigiani dovrebbero ricevere nei prossimi mesi. Il problema è che per pagare ai soci la somma Bpi deve attingere alle riserve, uscendo dai rigorosi parametri stabiliti dalla Banca centrale. Almeno per il periodo che va dalla delibera di distribuzione alla fusione vera e propria, operativa dal 1° luglio, che ripristinerebbe i valori patrimoniali su livelli in regola con le norme della banca centrale. Il disallineamento è dunque di fatto solo formale visto che con le nozze, ormai ratificate da tutti gli organi sociali, la situazione tornerebbe alla normalità.
Di tipo tecnico-formale è anche la soluzione che va profilandosi. In pratica la delibera di distribuzione del dividendo sarebbe formulata in modo da avere effetto contestualmente alla fusione. Il 1° luglio, con lo stacco della cedola, Bpi verrebbe ad avere conti in disequilibrio, ma lo stesso giorno la situazione sarebbe sanata con le nozze veronesi.
La proposta sembrerebbe avere ormai trovato il consenso di tutte le parti coinvolte e renderebbe inutile l’altra soluzione possibile: quella di una sorta di garanzia prestata dall’istituto di credito veronese sui conti della promessa sposa lodigiana.

La questione del provvisorio disallineamento dei «ratios» patrimoniali era stata verbalizzata in uno dei consigli di amministrazione dedicati alla fusione su richiesta del presidente del collegio sindacale di Popolare italiana, Gianandrea Goisis.

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