Il braccio violento della magistratura ieri ha colpito noi del Giornale . Una bravissima collega, Anna Maria Greco, è stata svegliata da poliziotti inviati da una pm di Roma. Gli uomini della Procura sono entrati nella sua camera da letto, l’hanno fatta spogliare e hanno eseguito una perquisizione corporale. Sotto la sua biancheria cercavano le fonti di una notizia, quella che la cronista ha portato e pubblicato sul Giornale nei giorni scorsi. Come mai tanta ferocia? Semplice, la notizia non riguardava Berlusconi, non svelava segreti personali di qualche politico di centrodestra, ma interessava Ilda Boccassini, la pm di Milano impegnata nella caccia al premier sul caso Ruby.
Parliamo non di gossip, ma di atti giudiziari, quelli del processo cui fu sottoposta la Boccassini anni fa perché sorpresa in atteggiamenti imbarazzanti in luogo pubblico con un giornalista di sinistra. In un Paese dove i pm foraggiano regolarmente giornalisti amici, alla faccia del segreto istruttorio, non è possibile pubblicare notizie che la casta delle toghe non voglia. Anche se vere dalla prima all’ultima parola.
Quello di ieri non è stato soltanto un attentato alla libertà di stampa.
È stato un atto di violenza privata ordinato da una donna, la pm di Roma,contro un’altra donna in nome di un’altra donna (la Boccassini). Cioè la giustizia trasformata in un fatto personale, una squallida e vigliacca vendetta, perpetuata con l’uso della forza dello Stato. Questa pm non è un magistrato, si comporta da mascalzona che abusa del suo potere: fa toccare una donna giornalista, fa sequestrare i computer di suo figlio, curiosa nella vita degli altri senza motivo. Che cosa pensava di trovare la maestrina del diritto? Un indizio sulle fonti delle nostre notizie? Povera illusa, lei e quegli arroganti di Repubblica che due giorni fa hanno aizzato, per nome e per conto della Procura di Milano, i magistrati a darci la caccia indicando la possibile talpa all’interno del Csm. Roba da radiazione dall’Ordine dei giornalisti, che ovviamente non ci sarà perché fra prepotenti ci si protegge.
Ormai siamo alla dittatura delle Procure.
Che decidono che cosa si deve pubblicare sui giornali. Via libera a tutto quello che può infangare Berlusconi e il suo governo, nulla che possa gettare un’ombra su lorsignori. La Boccassini amoreggiava con un giornalista in luogo pubblico e per questo è finita sotto processo? Che cosa pretendevano, di tenerlo segreto? Mi spiace per loro, non è stato così e non sarà così in futuro. I magistrati hanno già tante immunità, non saremo noi a rendere il loro scudo tombale. Scriveremo tutto ciò che riusciremo ad accertare, e penso anche molto presto. Ci arrestino, se credono, questi pm senza senso dello Stato che continuano a chiudere gli occhi davanti allo scempio perpetuato ogni giorno dai giornalisti amici.
Non mi meraviglierei visto che ieri sono arrivati a indagare un ministro, Frattini, per un discorso pronunciato davanti al Senato, pur di tentare di salvare la faccia all’amico Fini. Se così siam messi, della magistratura non possiamo avere più né rispetto né fiducia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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