Brancher ministro per il Federalismo, scoppia la polemica

Roma«Io, Bossi, Tremonti e Calderoli non bastiamo per portare fino in fondo il federalismo. E Brancher è una persona seria e competente». A parte una lunga tirata sui quotidiani che «come al solito» gli attribuiscono «frasi mai pronunciate», durante il Consiglio dei ministri Berlusconi si limita a poche parole, lo stretto necessario per rintuzzare lo stupore dei più che certo non si aspettavano la promozione di Brancher da sottosegretario a ministro per l’attuazione del Federalismo.
Una novità piuttosto inattesa, anche perché la notizia è stata tenuta top secret fino all’ultimo. D’altra parte, fosse filtrata qualche indiscrezione è chiaro che con Fini si sarebbe aperto l’ennesimo fronte proprio mentre è ancora in corso il braccio di ferro sul ddl intercettazioni e magari con il rischio che l’operazione saltasse. La conseguenza politica della promozione di Brancher, infatti, è con tutta evidenza il rinsaldarsi - se mai ve ne fosse stato bisogno - dell’asse tra Berlusconi e Bossi visto che ormai da un decennio il neo ministro per il Federalismo è la cinghia di trasmissione tra Forza Italia (ora il Pdl) e la Lega. Non a caso l’unico a manifestare una qualche perplessità dopo l’annuncio di Letta in Consiglio dei ministri è il finiano Ronchi. In verità, di dubbi ce ne sono anche nel Pdl: sia tra i cosiddetti «nordisti» perché il Veneto arriva a ben quattro ministri (ci sono anche Brunetta, Sacconi e Galan) e non succedeva dai tempi della Dc, sia tra i «sudisti» che certo non sentivano la necessità di un ministero che come competenze non fa che accavallarsi a Bossi (Riforme) e Calderoli (Semplificazione, ma da sempre in prima linea sul federalismo).
Al di là della querelle con Fini - niente affatto contento - la nomina di Brancher apre anche un altro fronte visto che secondo l’opposizione l’unica ragione della promozione è quella di metterlo al riparo dalle inchieste giudiziarie. Per i sottosegretari, infatti, il legittimo impedimento è a discrezione del giudice, mentre per i ministri è obbligatorio. E Brancher è imputato per appropriazione indebita nella vicenda della scalata di Bpi ad Antonveneta, processo che riprenderà il 26 giugno con la testimonianza di Fiorani. Una ricostruzione che il diretto interessato rimanda al mittente. «Lasciatemi lavorare - dice - e giudicatemi dopo. Le polemiche pretestuose non mi interessano e le fa solo chi ha tempo da perdere». Anche se, va detto, più d’un esponente della maggioranza non esclude che la questione possa avere avuto un suo peso perché, dice un ministro ex Forza Italia, «dopo quindici anni che siamo sotto l’assedio delle procure qualcosa si dovrà pure fare per difendersi».
Ma il giuramento di Brancher al Quirinale è anche l’occasione per Berlusconi per affrontare con Napolitano il nodo intercettazioni. Con il Cavaliere che sottolinea l’urgenza della legge. Insomma, si può anche ragionare su «qualche eventuale modifica» ma arrivando al via libera definitivo «entro l’estate». Il Quirinale, però, sul punto sceglie la via della prudenza, anche perché ancora scottano le polemiche del dopo lodo Alfano. La valutazione del testo - filtra dal Colle - si farà solo quando sarà sulla scrivania del capo dello Stato.

Anche se è chiaro che la trattativa è in corso, tanto che ieri mattina Napolitano ha ricevuto anche Cicchitto e difficilmente non si è affrontato l’argomento. E prosegue anche il lavoro dei pontieri tra Berlusconi e Fini. Con pochissime probabilità di arrivare davvero a una tregua. Purtroppo - dice lo stesso ministro - continueremo a navigare a vista.

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