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«Brava e bella»: ecco perché l’effetto Luna sta illuminando tutto il golf italiano

Nessuno qui, alle Rovedine, nella giornata di apertura del CartaSì Ladies Italian Open parlava del minaccioso effetto serra. Sulle bocche dei più c’era invece l’«effetto Luna». Quello che, da qualche tempo, ha prodotto Diana, antica dea della caccia e attuale regina del nostro golf: prima italiana in Solheim Cup, ed è detto molto di lei. Questa splendida spada bionda del green, elegante e affilata qual è, s’è presa tutte le copertine della manifestazione.
In questo tutto «benissimo» sono piovute sotto giusto invito federale, dopo cinque e oltre anni di diserzione, per sovrapposizioni d’impegni, le due americane di casa azzurra: Giulia Sergas, triestina, 29 anni, il cui viso è una copia giovanile di quello di Meryl Streep, e Silvia Cavalleri, milanese, 37 anni, architetto. Giulia da 7 e Silvia da 10 stagioni giocano in Lpga, il tour femminile Usa. E ritornano proprio adesso in pieno «effetto Luna», mentre si sarebbe parlato in toni alti e speciali della loro episodica rimpatriata se fossimo più semplicemente intrigati nell’«effetto serra»...
Ora, senza esagerare, Giulia e Silvia si sentono un po’ turbate, psicologicamente condizionate dal fatto di dovere essere in qualche modo ospiti dell’«effetto Luna»? Ne ho parlato con entrambe e ci siamo soffermati sulle differenze di soldi, di ambienti, di comportamenti che intercorrono tra il mondo del golf americano e quello europeo-italiano. Soldi: il montepremi che in quest’Open è di 200 mila euro, negli Usa sarebbe di 2 milioni di dollari («Con quello che ho guadagnato – racconta Giulia – mi sono comprata una bellissima casa in California»). Ambienti: dice Giulia che «in quei campi c’è una maggiore definizione dell’erba, i green sono più veloci, le buche più lunghe». Silvia, appena uscita da un feroce mal di schiena, afferma che «in America il golf è molto più competitivo che qui in Italia, dove sono più facili le amicizie e il senso della grande famiglia. In America si gioca con il coltello tra i denti. C’è poi il gruppo delle oltre quaranta coreane con parenti al seguito…».
E l’«effetto Luna»? Giulia e Silvia preferirebbero essere testimoni di una «eclisse di Luna»? Giulia: «Tutti parlano di Diana. Io non gioco per andare sui giornali, andarci é soltanto una conseguenza di ciò che si è fatto. E Diana ha fatto. Lei fra l’altro gioca più vicino a casa, io e Silvia in un altro mondo. Ma se Diana gioca bene, ci guadagniamo tutte. È brava e simpatica e non sono gelosa della sua fama. Nel golf, sport individuale, ciascuna di noi fa la sua strada. Meglio Diana di una francese…». Silvia: «Quella che lei chiama “effetto Luna” non mi turba affatto perché Diana lo ha meritato, con tutte le attenzioni conseguenti, con l’approdo in Solheim: un grande risultato. Abbiamo giocato insieme una World Cup. Siamo amiche. Per me è una delle favorite in quest’Open d’Italia e conto anche su Giulia».


Di buca in buca, di bocca in bocca, controlleremo.

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