Briatore: «I politici intervengono solo se si tocca uno della loro parte»

Briatore: «I politici intervengono solo se si tocca uno della loro parte»

Melbourne - Mentre Flavio Briatore parla, nel paddock ventoso di Albert Park, Melbourne, Formula uno e dintorni, non si contano le donne belle, molto belle o bellissime che vanno avanti e indietro per la «main street» allestita dietro i box. Queste vistose ragazze pantera cercano i fotografi, si fermano, li fermano, si schierano, si mostrano, perché la F1 è un mondo che va al contrario. Intanto, l’uomo che per chi non ama i motori è solo quello del Billionaire, il fautore del partito contro la tassa sugli yacht, quell’uomo, a sorpresa, si sfoga.
Non lo fa perché un giorno sì e l’altro pure finisce sui giornali patinati, non lo fa per raccontare di Naomi Campbell o di quanto l’abbia reso fiero la copertina della rivista Forbes; tanto meno lo fa per sussurrare qualcosa della lunga chiacchierata avuta con l’ex premier spagnolo Aznar. Briatore sbotta per Vallettopoli, le intercettazioni, le foto rubate e vendute, l’apriti cielo scatenatosi solo nel momento in cui qualcuno ha vistosamente toccato una specifica parte politica. Questo il suo pensiero. Dice infatti: «Adesso che in mezzo è finito un uomo politico si muovono tutti... Questo è uno scandalo vergognoso che ci fa fare la figura di un Paese del terzo mondo».
Il manager della Renault si riferisce ovviamente al caso di Silvio Sircana, portavoce del premier. E come affondo potrebbe già bastare. Ma non stavolta. Come un coperchio che salta, come un calmo che all’improvviso s’infuria, Briatore lancia un occhio a Fisichella e Kovalainen, i suoi piloti in pista, e l’altro allo scandalo italiano. Tanto più che in storie simili era stato già coinvolto e, l’estate scorsa, è toccato alla sua compagna, Elisabetta Gregoraci. Ripete: «Non è possibile che ci possa essere, in un Paese civile, un simile massacro mediatico. Perché così vengono distrutte persone, senza che siano davvero coinvolte in alcun tipo di indagine. La cosa più grave è questa». Quindi il riferimento al ministro della Giustizia, Clemente Mastella: «Ha fatto il possibile per realizzare una legge, però l’hanno sempre ostacolato...». E ancora: «Non è giusto criminalizzare a tutto campo e senza prove. È disgustoso».
Il rombo dei motori non gli fa dimenticare di aver subito, era il 2003, un processo mediatico per via di un’inchiesta firmata proprio dal pm di Potenza, John Woodcock: «La mia vicenda venne poi archiviata, però nessuno l’ha mai fatto sapere», sottolinea e aggiunge: «Nel frattempo, sono stato due anni sui giornali, con titoli a nove colonne che dicevano che ero indagato. E questo mi ha danneggiato».
Ne ha per tutti, il manager campione del mondo, «uno scandalo il connubio tra stampa e magistratura» sottolinea.

Quindi il concetto che va esplicitato parola per parola, verbo dopo verbo, perché non si dica che è stato forzato, interpretato, distorto: «Sembra che finalmente si muovano in tanti perché i politici, si sa, intervengono quando toccano gli amici personali. In questo caso, poi, è uno della loro parte».

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