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«Brigate zafferano» contro le chiese

Il governo vuol mettere al bando i radicali indù accusati di bruciare i luoghi religiosi

Cappello nero, bermuda kaki, camicia bianca, un ramo di bambù in mano e la bandiera color zafferano del movimento nazionalista indù. Così, nell’uniforme di ordinanza, hanno sfilato, marciato e pregato pochi giorni fa a New Delhi i membri del Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss), vasta organizzazione del nazionalismo indù, nata nel 1925 in India, che ha da poco celebrato in piazza il suo 83° anniversario.
Il movimento, che ha aiutato migliaia di indiani durante la Partizione, nel 1947, ma dal quale proveniva anche l’uomo che nel 1948 uccise il Mahatma Gandhi, è oggi accusato, assieme ad altri gruppi nazionalisti, d’essere all’origine delle violenze contro i cristiani, ancora in atto nello Stato nord orientale dell’Orissa. Secondo il clero locale, da agosto 160 chiese sarebbero state prese d’assalto dalle «brigate zafferano», 60 cristiani morti, le loro case bruciate, i profughi sarebbero 50mila, fuggiti attraverso la giungla. Gli scontri (ci sono state anche rappresaglie cristiane) sono iniziati in seguito all’uccisione di un leader nazionalista indù nella regione. Il movimento radicale Vishwa Hindu Parishad (Vhp), cui l’uomo apparteneva, ha accusato i cristiani locali d’essere dietro l’azione, rivendicata però dai maoisti.
Ieri, mentre in Vaticano Papa Benedetto XVI canonizzava suor Alfonsa, la prima santa indiana, e si scagliava contro le violenze a danno dei cristiani nel subcontinente (il due per cento della popolazione di un miliardo e 132 milioni), la politica indiana si divideva sulla necessità di mettere fuori legge il Bajrang Dal, ala giovanile e militante del nazionalista Vhp. Secondo la polizia dello Stato di Orissa, in seguito alle violenze dei mesi scorsi sono stati arrestati sia membri del Rss sia del Vhp sia del Bajran Dal, tutte formazioni vicine al partito d’opposizione nazionalista Bharatiya Janata Party (Bjp). I leader dei movimenti negano ogni tipo di coinvolgimento, accusano i cristiani di conversioni forzate e la chiesa locale di lavorare contro la tradizionale divisione a caste della società induista. Il Congresso, partito di maggioranza, nella persona del primo ministro Manmohan Singh, sta discutendo sulle sorti del Bajrang Dal e ha parlato di «vergogna nazionale», riferendosi agli eventi dell’Orissa.
Il Bajrang Dal ha 1,5 milioni di membri, l’Rss otto, il Vhp 6,8 milioni. Non è soltanto la politica di New Delhi a spaccarsi sulla decisione, ma la stessa Chiesa indiana, che visti gli alti numeri e l’organizzazione interna di queste formazioni ritiene in parte controproducente un bando: teme infatti ritorsioni e recrudescenze.

L’Rss è stato messo fuori legge tre volte in passato: nel 1948, dopo l’assassinio del Mahatma Gandhi; dal 1975 al 1977, durante il cosiddetto periodo dell’«Emergenza»; nel 1992, in seguito alla demolizione a opera di nazionalisti indù della moschea di Babri.

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