Schiaffo a Macron, non c’è l’impronta di Sempio e Garlasco: quindi, oggi…

Quindi, oggi...: la guerra in Iran, il matrimonio di Bezos e la Virtus Bologna

Schiaffo a Macron, non c’è l’impronta di Sempio e Garlasco: quindi, oggi…

- Davvero il regime di Teheran traballa? Non lo so, diamoci il tempo senza fare analisi affrettate sull'Iran. Vi ricordo che in situazioni simili poi non si è arrivati a cambi di potere, che poi non sempre sono benvenuti. Avete presente il colpo di Stato in Russia della Wagner? Ecco: pareva che Mosca sarebbe caduta in un amen, invece alla fine è caduto l’aereo del golpista e Putin è ancora lì che combatte (contro) di noi.

- C’è un solo motivo per cui un gruppetto di persone può voler impedire il matrimonio di Jeff Bezos: sono invidiosi della sua ricchezza. E questo è il peggiore dei mali del mondo: invece di esultare per le spese che queste persone sosterranno per l’evento dell’anno, soldi che finiscono in tasse, incassi per gli artigiani e per gli hotel, c’è chi si fissa su questioni ideologiche e fondamentalmente socialiste.

- Dominio incoltrollato della Virtus Bologna nella finale del campionato di Basket. Onore alla Germani Brescia per aver rotto, finalmente, la solita storia della finale tra le V Nere e l'Olimpia Milano. Ma purtroppo, al momento, il divario tra chi gioca in Eurolega e tutte le altre è tremendamente enorme.

- Macron ne sbaglia un'altra. Mentre Trump lascia il G7 e torna negli Usa, Emmanuel afferma "erroneamente" che Donald avrebbe lasciato il vertice in Canada "per tornare a Washington e lavorare a un 'cessate il fuoco' fra Israele e Iran". Pessima idea. Dopo la moglie, anche il presidente Usa lo prende a ceffoni e lo sbugiarda pubblicamente accusandolo di “sbagliare sempre”. Altra brutta figura per Macron, che da un po’ di tempo sembra il Matteo Renzi de noantri: non ne azzecca una. Se una cosa del genere l'avesse detta un qualsiasi leader mondiale nei confronti di Meloni, oggi avremmo fiumi di editoriali sulla figuraccia che la presidente avrebbe fatto fare all'Italia. Scommetto un penny che sullo schiaffo rimediato da Emmanuel, invece, taceranno quasi tutti o accuseranno Trump di essere stato sgarbato.

- A quanto pare tra i reperti che verranno analizzati in incidente probatorio a Pavia non c’è la famosa “traccia numero 33” con la presunta impronta di Andrea Sempio, quella spiattellata su tutti i giornali e diventata - prima del tempo - la prova regina contro il nuovo indagato. Sapete perché? “È stata ‘grattata' all'epoca del delitto dalla seconda parete destra delle scale verso la scantinato in cui è stato trovato il corpo di Chiara Poggi - scrive La Presse - Un'impronta già analizzata nel 2007 e che sarebbe risultata priva di sangue. La provetta contenente l'intonaco grattato non è stata trovata, probabilmente è andata esaurita per gli accertamenti irreperibili nelle inchieste che hanno portato alla condanna di Alberto Stasi”. Quindi mi viene da dire che 18 anni dopo i fatti, e con due archiviazioni alle spalle, senza poter analizzare quell’impronta, alla fine la prova regina conterà come il due di coppe quanto briscola è denari. Cioè poco o nulla, visto che a questo punto non sapremo mai se c’erano o no tracce di sangue. Però intanto, senza alcun processo a stabilirlo oltre ogni ragionevole dubbio, per il grande pubblico la traccia appartiene già di Sempio e ne conferma la colpevolezza. Vi rendete conto che questo modo di condurre le indagini è, oltre che assurdo, anche immorale?

- Ma inquina più l’auto elettrica oppure le altre? Ieri Milena Gabanelli ha realizzato uno dei suoi Dataroom per spiegarci, numeri alla mano, che considerando le emissioni dell’auto dalla costruzione fino al suo utilizzo, alla fine della fiera se vogliamo salvare l’ambiente dobbiamo virare tutti sui mezzi a batteria. Ma è davvero così? Non staremo qui a confutare le rigorosissime ricerche della regina delle inchieste giornalistiche, non sia mai. Ci permettiamo solo di fare un piccolo appunto che Gabanelli dà sì in pasto ai suoi lettori, senza tuttavia assicurargli il giusto peso. Milena ci spiega infatti che anche prendendo le emissioni per chilometro nell’intero ciclo di vita, dalla culla alla tomba, la meno impattante resta l’auto elettrica. E nel 2050 la differenza sarà addirittura dell’86% rispetto alla benzina. Quindi: “La transizione sarà difficile, ma inevitabile” perché non si possono “rimandare gli effetti devastanti sull’intero pianeta del riscaldamento climatico”. Ma se dobbiamo davvero “raccontare ai cittadini le cose come stanno”, forse sarebbe stato meglio focalizzare un po’ più l’attenzione sul primo dato che Gabanelli fornisce ma su cui sorvola. Ovvero che il settore dei trasporti nel mondo emette ogni anno 8 miliardi di tonnellate di C02, ovvero il 21% del totale. Di questo 21%, solo il 45% arriva da auto, moto e autobus, gli unici mezzi che al momento saremmo davvero in grado di elettrificare. Quindi, facendo i conti della serva, intorno al 10% delle emissioni di C02 sono colpa delle nostre amate macchinine. Ma attenzione, non in Europa, dove dal 2035 non si produrranno più auto a motore a scoppio, ma nel mondo. Nel mondo.

La decisione europea, che ha già messo in ginocchio il settore automotive, finirà quindi col ridurre (non azzerare: come visto, infatti, anche le elettriche inquinano un po’) solo una piccola fetta di questo 10%. Il tutto mentre Cina, India e tanti altri continuano a bruciare petrolio come se non ci fosse un domani. La domanda vera dunque è, dunque, non quale inquina di meno ma: ne vale davvero la pena?

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