
Diceva Ronald Reagan sul mindset statalista: «Se qualcosa si muove, tassalo; se si muove ancora, regolamentalo; se non si muove più, sussidialo». La battuta sembra essere diventata, purtroppo, anche il mantra della politica europea. L'ultimo esempio? La Commissione Ue sta valutando una tassa sul carbonio nel riscaldamento domestico e la benzina per finanziare il prossimo Bilancio dell'Unione. Lo riporta il Financial Times spiegando che l'imposta sulle emissioni dei carburanti per caldaie domestiche, piccoli impianti industriali e automobili dovrebbe entrare in vigore nel 2027. Starebbe però emergendo una forte opposizione sia all'interno dell'esecutivo e sia tra alcuni Stati membri. Del resto, l'idea pare ancor più balzana considerando l'attuale contesto geopolitico con l'attacco di Israele all'Iran che sta facendo schizzare il prezzo del petrolio e del gas. Insomma, a pagare alla pompa di benzina o quando arriveranno le bollette il prossimo inverno saranno sempre i cittadini europei, tassati e mazziati. In Italia per luce e gas si continua già a sborsare di più di quanto spendano i nostri principali partner europei: nella relazione annuale dell'Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera) pubblicata proprio ieri i prezzi più alti si confermano quelli pagati dalle famiglie tedesche (41,13 cent), seguite da quelle italiane (35,7), francesi (28,03 cent) e spagnole (26,26 cent). Bolletta più salata in Italia anche per il gas: nel 2024 il prezzo medio è salito del 15,1% raggiungendo i 13,1 centesimi al kwh, con tariffe superiori del 5,3% rispetto alla media dell'area euro.
Ma cosa c'è dietro l'ennesima tassa green di Bruxelles? Le entrate derivanti da politiche legate al clima, come l'Ets e una tassa sulle importazioni ad alta emissione di carbonio figurano in un elenco di 16 opzioni per le cosiddette nuove risorse proprie, o tasse a livello Ue, attualmente al vaglio della Commissione in vista della proposta sul prossimo bilancio pluriennale attesa a metà luglio. L'elenco include anche una potenziale imposta sui servizi digitali (proprio mentre si sta trattando sui dazi con gli Usa), un'imposta sui piccoli pacchetti che entrano nella Ue da paesi terzi e una tassa sui viaggiatori esenti da visto. Anche l'aumento delle tasse sul tabacco o sul contenuto di zucchero e sale negli alimenti trasformati è stato preso in considerazione in vista della pubblicazione della proposta di bilancio della Commissione a luglio.
La carbon tax dovrebbe funzionare come un sistema di scambio di permessi di emissione simile all'attuale scambio di quote di emissione per i produttori di energia e l'industria pesante. I fornitori di carburante acquisterebbero i permessi e ne scaricherebbero i costi sui consumatori. La misura potrebbe generare entrate fino a 705 miliardi tra il 2027 e il 2035, visto che si prevede che l'elevata domanda farà salire i prezzi del carbonio fino a 149 euro a tonnellata nel 2030. I timori sono di un aumento delle bollette del riscaldamento domestico fino al 41 per cento.
La Ue aveva cercato di mitigare la misura con un fondo sociale per il clima da 86,7 miliardi, con le entrate generate dall'imposta sulle emissioni per finanziare l'isolamento delle abitazioni, la decarbonizzazione degli impianti di riscaldamento e il miglioramento dei trasporti a basse emissioni. Ma diversi Stati membri hanno già chiesto un rinvio temendo proteste come quella dei gilet gialli che avevano paralizzato la Francia nel 2018.