Lo tsunami-Piedi puliti, è «solo» la punta delliceberg. Che è andata ad aggiungersi ai postumi di un 2005 condizionato dalla spalmatura ultraventennale del debito verso lErario e dalla frattura tifosi-Lotito, sfociata nellarresto di 4 capi della tifoseria. Poi la vicenda-Chinaglia, con la bandiera degli anni 70 offuscata da questioni economiche forse sconosciute perfino a Long John. E laddio di Paolo Di Canio. Così scopriamo che il 2006 laziale non è stato peggiore di altri anni, anzi. E a leggerla attentamente, la storia recente del club che si appresta a festeggiare i 107 anni di vita (il 9 gennaio, ndr) sembra perfino più tranquilla di quanto non possa apparire. Qui è stato conquistato sul campo un ingresso in zona Uefa. E sempre qui è stata cancellata in poche giornate di campionato una penalizzazione che a molti aveva fatto tornare indietro con la memoria, alla Lazietta di Fiorini.
Il momento più esaltante. Ledesma, Oddo, Mutarelli. A questi tre nomi è legato il momento topico: 10 dicembre, Lazio-Roma 3 a 0. Storico, anzi, leggendario, visto e considerato che quelli di Formello mai avevano chiuso la sfida con tanto gap. E dire che qualcuno aveva perfino tirato in ballo una lazialità che sembrava scomparsa, evaporata con laddio di «Paolo il caldo», eterno ragazzo di Quarticciolo che in estate aveva sposato il progetto della Cisco Roma, serie C2.
Lattimo sfuggente. Verrebbe da ricordare lo 0-2 subito in casa nel derby di febbraio, con i romanisti a festeggiare sugli spalti. Ma non si può dimenticare la pagina più nera del football italiano, calciopoli. Ovvero il terzo scandalo «regalato» dalla patria pedata negli ultimi 26 anni, proprio mentre la Lazio ci ricasca dentro con tutte le scarpe, quasi si cercasse la sfortuna col lanternino. Sì, la sentenza di secondo grado ha restituito la serie A, e lArbitrato, a campionato iniziato, parte dei punti inflitti dalla penalizzazione estiva. Ma ciò non toglie che mai come stavolta cè stato il timore di vedere la s.s. Lazio cancellata dal pianeta calcio.
Lallenatore. Senza ombra di dubbio è il valore aggiunto. Più della rivelazione parziale Valon Behrami (motivo di vanto nel campionato 2005/2006, ma che ancora deve scendere in campo in questo torneo) e del lustro regalato dai campioni del mondo Peruzzi e Oddo. Delio Rossi, 46 anni, riminese di nascita e domiciliato per lerrore di un impiegato distratto nella Capitale, è stato lalternativa a Luciano Spalletti, che sullaltra sponda del Tevere ha rischiato persino la beatificazione. E come il trainer toscano è stato luomo della svolta, quello che ha regalato un nuovo gioco.
Il valore aggiunto. Non erano stati benigni i giudizi dopo le prime apparizioni di Stefano Mauri in maglia biancoceleste. «Né carne, né pesce», era stato il giudizio più benevolo. Poi, quando Delio Rossi gli ha cucito un ruolo su misura, quello di interno campo pronto a innescare le punte, praticamente sul vertice alto della rivoluzione-rombo dello schema di partenza dei laziali, tutti si sono ricreduti.
E ora il mercato...
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