Vicepresidente Tajani, come si deve difendere l’Europa da investimenti «ostili» degli stranieri?
«La concorrenza ci vuole, ma dev’essere sana. Sono favorevole all’apertura del mercato Ue ai capitali di altri Paesi e non invoco il protezionismo, però chi viene in Europa deve rispettare le nostre regole».
Ma le nostre imprese sembrano indifese rispetto ai «ladri» di know how.
«Per questo, con il collega Barnier, ho chiesto al presidente Barroso un confronto in Commissione, per armonizzare le varie leggi nazionali che controllano gli investimenti».
Lei pensa anche ad un filtro all’americana?
«Quella di un’Agenzia, come in Usa, potrebbe essere una soluzione da discutere».
Da Barroso nessuna risposta?
«Oggi la crisi nel Mediterraneo assorbe l’attenzione. Mi auguro che appena superata l’emergenza, arrivi una risposta positiva».
Intanto, si è già formata un’asse italo-francese.
«Venerdì scorso, a Parigi, ho parlato anche di questo con Eric Besson, ministro dell’Immigrazione e dell’Identità Nazionale. Certo, in Francia si segue con attenzione il problema e c’è un certo allarme che la stampa riflette. Ma il dibattito si è ormai allargato, come dimostra la lettera aperta di sei ministri europei».
Anche la Confindustria è preoccupata: le nostre imprese fanno così gola?
«Abbiamo società ad altissimo livello in diversi settori strategici, compresa
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