Autovelox, anche la Cassazione va in tilt: due sentenze diverse in 24 ore

Manca chiarezza anche nelle decisioni da parte degli Ermellini, ma intanto i ricorsi vanno avanti

Autovelox, anche la Cassazione va in tilt: due sentenze diverse in 24 ore

Proseguono copiosi i ricorsi contro le sanzioni comminate tramite autovelox, tuttavia chi si aspettava una maggiore chiarezza in merito alla questione rimarrà deluso da due sentenze della Corte di Cassazione in contrasto tra loro, firmate nello stesso giorno dal medesimo relatore. Se infatti da un lato la prima stabilisce che la non omologazione dell'apparecchio sia sufficiente per annullare la multa, dall'altro la seconda ordinanza aggiunge che oltre a questo requisito sia necessario presentare anche una querela di falso nei confronti del responsabile e firmatario del verbale. Questa ambiguità di giudizio è un chiaro segnale del livello di confusione che regna nell'ambito in esame.

Furono proprio gli Ermellini a sollevare i primi dubbi circa le sanzioni derivanti dalle segnalazioni effettuate tramite autovelox: il 19 aprile del 2024 venne in sostanza sancita la differenza tra approvazione e omologazione dei dispositivi elettronici, e la Suprema Corte stabilì che in assenza della seconda ogni multa era da ritenersi nulla. Da quel momento in poi la linea seguita dai giudici era stata sempre la stessa: il ricorso vinto dall'automobilista comportava l'annullamento della sanzione pecuniaria e la restituzione dei punti tolti alla patente.

"In effetti, che gli autovelox in Italia non siano stati omologati secondo quanto previsto dagli articoli 45, comma 6, e 142, comma 6, del Codice della Strada è un fatto notorio e incontrovertibile", dichiara a Il Corriere il docente di Diritto Amministrativo all'Università Cattolica di Milano Mauro Renna. Questa lacuna è quindi alla base dei numerosissimi ricorsi piovuti da ogni dove, ma il problema ora è che, dinanzi a una certa uniformità di giudizio registrata nell'ultimo anno, la sentenza 13997/2025 interviene a creare ulteriore confusione tra gli automobilisti.

Da una parte gli Ermellini sanciscono che solo l'omologazione possa far ritenere valido un provvedimento derivante dalla segnalazione di un autovelox, ribadendo l'inutilità dell'approvazione ai fini della contestazione. Dall'altro pretendono che a ciò si aggiunga una querela in falso nei confronti dell'autore della sanzione laddove si millanti l'omologazione. "In presenza di verbali con false attestazioni, la Corte costringe i sanzionati a proporre ben due giudizi, peraltro dall’esito positivo sicuro", considera Renna, "dato che, come detto, è falso che gli autovelox possano essere stati omologati secondo quanto previsto dalla legge". Questo secondo requisito non si è reso necessario nella sentenza 13996/2025 emessa lo stesso giorno dagli Ermellini, i quali hanno ritenuto la non omologazione sufficiente ad annullare il verbale.

Se si analizza più a fondo la questione, la necessità di aggiungere la querela alla documentazione per tentare la via dell'annullamento non sarà di certo sufficiente a disincentivare i ricorsi."Quand'anche l’orientamento di cui alla sentenza n. 13997, iniquo da un punto di vista sostanziale, non restasse isolato, questo, in caso di false attestazioni, non potrebbe comunque valere ad arginare i contenziosi contro le sanzioni", si dice certo l'esperto, "solo li moltiplicherebbe inutilmente, stante l'esito scontato anche dei giudizi per le querele di falso". Dal lato pratico, un Comune di una metropoli italiana è stato già condannato in primo grado, per cui la strada pare già tracciata: dal momento che nel verbale si fa riferimento all'omologazione dell'autovelox, la sanzione resta valida fino al momento in cui non viene messa in discussione e matematicamente smentita dalla querela di falso, procedimento peraltro molto oneroso. "È un aggravio sproporzionato che va a colpire il cittadino per un'inadempienza originata dallo Stato stesso, che non ha mai varato il decreto tecnico attuativo", puntualizza Renna, e questo nonostante che si parli di un vuoto normativo vecchio di 33 anni. Ma la situazione, già complessa, si complica ulteriormente con la sentenza 13997.

A lamentarsi sono ovviamente anche le forze dell'ordine."Non si può aspettare che i comandanti della Stradale o della Municipale vengano condannati perché da 33 anni manca un decreto ministeriale", lamenta il presidente dell'associazione amici della polizia stradale Giordano Biserni. "Alle volte mi viene il dubbio che in Italia alla fine non si vogliano i controlli sulla velocità. Vorrei ricordare che lo scorso week end si è concluso con 37 vittime sulle strade italiane e questo rappresenta il record negativo del 2025. Si vuole continuare così? Resta l'amaro in bocca", conclude.

In sostanza tutto dipende dal verbale: se manca la parola "omologato", la sanzione può cadere con un semplice ricorso, se invece l'omologazione viene dichiarata l'automobilista deve procedere con due azioni legali, già conscio del fatto che vincerà in entrambe. Ecco perché c'è chi è già corso ai ripari.

"Io ho fatto eliminare dai nostri verbali la dizione 'omologato'", dichiara il comandante della Polizia Locale di Verona Luigi Altamura, "ma siamo tutti sospesi perché continua a mancare il decreto ministeriale da 33 anni e così ogni nostra multa può essere sconfessata dai giudici. Siamo davvero stanchi perché l'obiettivo dell’autovelox non è multare, ma salvare vite evitando che si vada oltre i limiti di velocità".

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