Ma Bruxelles gioca d’anticipo, tra una settimana via agli aiuti

nostro inviato a Strasburgo

La crisi dell’auto fa tremare l’Europa: sono 3 milioni gli addetti del settore. Dieci milioni se si calcola l’indotto. E l’annuncio di Obama di voler intervenire per cercare di salvare Detroit (e cioè le Big Three: Gm, Ford e Chrysler) rinfocola le preoccupazioni visto che nella Ue gli aiuti di Stato continuano a essere visti come il fumo negli occhi. Come intervenire? Già un paio di giorni fa il presidente dell’Eurogruppo, il premier lussemburghese Jean Claude Junker si era espresso decisamente a favore di un analogo piano di salvataggio europeo: «Se il governo americano è pronto a dare miliardi di dollari per salvare le sue case automobilistiche, noi non possiamo stare a guardare», aveva detto.
I tedeschi, che rischiano di avere sul groppone la crisi di Mercerdes, Audi, Bmw e Volkswagen, hanno concordato. Ma per ora la commissione frena. Ieri nell’aula di Strasburgo, tanto il rappresentante della presidenza francese, il ministro degli Affari europei Jean-Pierre Jouyet che il commissario all’industria Gunther Verheugen hanno annunciato che un piano di salvataggio verrà deciso il prossimo 26 novembre, ma che non si tratterà di contributi a fondo perduto. «Aiuti di tutela», li ha definiti il commissario tedesco, mentre il rappresentante di Sarkozy è andato oltre parlando di «misure temporanee e mirate al sostegno dei produttori che potrebbero essere utili per migliorare tanto le prestazioni tecnologiche che i riscontri ambientali». In sostanza per auto meno inquinanti e innovative. A preoccupare gli europei il ribasso delle vendite che a fine anno potrebbe arrivare «al 5%, il peggior risultato mai registrato dal 1993» e che ora si trova davanti al rischio - come accennato dai rappresentanti di consiglio e commissione - di dover fare i conti con aiuti di Stato dati da governi non europei «che potrebbero falsare la concorrenza». Si aspettano in sostanza le indicazioni di Bruxelles, la prossima settimana. Ma c’è chi, tra gli europarlamentari intervenuti nel dibattito, crede si sia di fronte a un brodino quando servirebbe invece una cura molto più robusta. L’hanno chiarito in parecchi, mettendo in rilievo il rischio che Obama conceda davvero i 25 miliardi di dollari richiesti due giorni fa dalle Big Three in Campidoglio o che in Asia la crisi europea possa concedere ulteriori spazi di manovra ai nostri danni. Tanto che Vito Bonsignore (Forza Italia, Ppe) ha rilevato che forse, oltre che alle aziende, gli aiuti occorrerebbe indirizzarli anche a chi si decide a comprare auto nuove, capaci di minori consumi e meno inquinanti. «In Europa - ha messo in rilievo - circolano 25 milioni di veicoli vecchi tra i 10 e i 15 anni che possiamo indurre a sostituire».

Come regolare gli interventi è materia che si discuterà di qui alla prossima settimana. I tedeschi soprattutto paiono mirare a concedere spazio ad aiuti diretti alle loro aziende in crisi, più freddi i paesi che non producono auto. Anche se l’allarme rosso è condiviso ormai da tutti.

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