Bufera sui tagli imposti ai ricoveri ospedalieri

Antonella Aldrighetti

Le nuove disposizioni sanitarie imposte dalla giunta ulivista di Piero Marrazzo come restrizioni ai ricoveri in ospedale non rispetterebbero la deontologia professionale dei medici. Tanto per quelli di medicina generale quanto per gli specialisti compresi i dirigenti dei reparti di accettazione nei singoli nosocomi e case di cura convenzionate che, singolarmente, saranno sottoposti a controlli per verificare l’appropriatezza delle eventuali decisioni prese sulla degenza di questo o quel paziente. E tra tutti i camici bianchi saranno i reumatologi e gli ortopedici, oltre ai medici di base, gli specialisti nel mirino dell’assessorato alla Sanità perché proprio sulla riabilitazione motoria si abbatterà la scure dei controlli sull’appropriatezza del ricovero e sulle attività da svolgere sui pazienti. Ma sul provvedimento varato dalla sinistra regionale e non ancora entrato in vigore, si apre già una prima fase di contestazione. Arriva direttamente dalla Fials Confsal, il sindacato autonomo dei lavoratori della sanità, che punta l’indice contro il «taglio dei ricoveri» perché «così come l’appropriatezza sui ricoveri è stata concepita è piena di incongruenze: basta leggere le prime pagine della delibera 143 per capire che - rileva il segretario regionale Gianni Romano - non solo va contro gli attuali protocolli sanitari, come ad esempio la commissione tecnica di controllo che il governatore Marrazzo vuole istituire sulle degenze ma, addirittura, bisogna ricordare all’ex teledifensore civico che nessuno può giudicare l’operato di un medico che rileva opportuno ricoverare il proprio assistito invece che imporre il day hospital».
Quali sono i parametri che la commissione tecnica utilizzerà per giudicare congruo un ricovero piuttosto che un day hospital o una terapia ambulatoriale? «Sull’atto di giunta non c’è scritto e questo ci fa pensare che, l’assessorato alla Sanità per come si esprime, navighi a vista anche perché, non neghiamolo, non esistono parametri per valutare un ricovero». Eppure è proprio l’assessorato alla Sanità, o meglio il suo titolare Augusto Battaglia, ad avere le idee chiare o meglio un’idea fissa: razionalizzare le risorse sui servizi alla salute. E il binomio che controlla il tetto imposto al volume dei ricoveri, attraverso il tetto di spesa destinato alle degenze, sembra faccia proprio al caso suo.
Già sembra perché, invece, il sindacato della sanità non ci sta neppure su questo punto. «È proprio sicuro l’assessore che una terapia di 90 giorni in ambulatorio costi alle casse regionali meno di una, per 30 giorni, eseguita in regime di ricovero? - domanda retoricamente il sindacalista - Se si tratta di una persona anziana questi sono i tempi e la popolazione del Lazio è una popolazione con una buona fetta di anziani. Forse la giunta Marrazzo non se n’è ancora accorta». E se le recenti disposizioni sul servizio sanitario regionale (oltre 150 pagine fitte fitte di novità) sembrano ricalcare l’ipotesi di restrizioni finanziarie, che già era stata paventata dal Giornale a due mesi dall’insediamento dell’ex mezzobusto Rai, dal «trattatello» escono fuori anche ipotesi tanto fantasiose quanto cervellotiche di nuovi servizi alla persona. Il day service è uno di questi, stando alle disposizioni del Dipartimento alla tutela della salute: dovrebbe incarnare il surrogato di ambulatori e centri socio-sanitari.

E il condizionale rimane d’obbligo perché se il termine è preso in prestito dagli Stati Uniti allora queste strutture sono considerate l’ultima spiaggia dei servizi sanitari: quella dedicata agli homeless per intenderci. Motivo che induce la Fials a ironizzare sul fatto che «sarà difficile per Battaglia convincere i cittadini che l’assistente sociale possa essere il surrogato del medico o addirittura il suo sostituto».

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