da Milano
La Bugatti ha trovato la giusta via del ritorno al suo formidabile mito grazie ad Audi, che ha avuto la finezza di ristabilirne la sede a Molsheim, in Francia, dove nacquero le raffinate realizzazioni di Ettore Bugatti il quale, sia chiaro, era italiano, anche se Oltralpe lo chiamano sempre «Bugattì». Audi non ha risparmiato investimenti e ricerche per sviluppare tecnologie estremamente avanzate che portassero alla realizzazione di unauto la cui esclusività progettuale e prestazioni fossero degne del mito Bugatti. Non è stato né facile, né rapido, e i tempi di messa a punto del prototipo di quella che è ora la EB Veyron 16.4 (16 cilindri, trazione Quattro) lo hanno confermato. La Veyron 16.4 è una coupé due posti dalle linee abbastanza tormentate che, soprattutto nelle versioni bicolore, fanno rimpiangere il coupé 2+2 EB 118 disegnato da Giugiaro per la precedente avventura Bugatti. La realizzazione, però, è impeccabile, in primo luogo per la sofisticata tecnologia con cui sono realizzate la scocca e la carrozzeria in fibra di carbonio, ma anche per lelegante ricorso, nellesecuzione degli interni, a soluzioni care a Bugatti, come gli inserti alla plancia in acciaio inossidabile diamantato. Il propulsore è un W12 Audi cui sono stati aggiunti 4 cilindri per ottenere un W16 8.0 che, sovralimentato da quattro turbo, eroga 1.001 cv, con coppia massima di 1.250 Nm.
A completare la dotazione di sicurezza, oltre agli ausili elettronici più avanzati, un impianto frenante Brembo ai massimi livelli, con dischi in materiale carbo-ceramico a pinze Brembo-Corsa a 8 pistoni.
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