Rischiano tutti il posto i diplomatici bulgari che avevano svolto in passato attività di spionaggio per i servizi segreti durante il comunismo, i cui nomi sono stati pubblicati ora su una lista di una Commissione incaricata di fare luce sul passato regime.
La pubblicazione della lista ha già scatenato aspre reazioni a Sofia, anche perchè emerge che un grandissimo numero di diplomatici siano stati in passato agenti della Darzhavna Sigurnost (Ds), la famigerata polizia segreta del dittatore Todor Zhivkov. Ieri a Sofia la Commissione incaricata di aprire ed esaminare gli archivi segreti dell'era comunista, sia della Ds, sia del servizio di spionaggio militare, ha pubblicato i nomi di ambasciatori e consoli generali della diplomazia bulgara che hanno svolto o stanno svolgendo missioni all'estero.
Compito della Commissione è pubblicare i dossier di ex agenti o collaboratori dei servizi segreti che ricoprono oggi, o aspirano a ricoprire, incarichi importanti: politici, deputati, pubblici ufficiali, magistrati.
In una prima reazione, il premier Boyko Borissov ha annunciato che «i diplomatici attualmente in carica all'estero i cui nomi sono nell'elenco non rimarranno al loro posto».
«Purtroppo - ha aggiunto - circa il 45% delle 114 missioni diplomatiche all'estero sono state o sono attualmente guidate da ex agenti dei servizi segreti comunisti, pensate che figura stiamo facendo agli occhi dei nostri partner euroatlantici».
Il ministro degli Esteri, Nikolai Mladenov, ha precisato da parte sua che saranno studiati passi concreti per rimuovere dalle missioni gli ex agenti o collaboratori. Secondo le leggi bulgare, i consoli generali potranno essere direttamente licenziati dal governo, mentre per gli ambasciatori spetta al presidente della Repubblica, Georgi Parvanov, su proposta del governo, la decisione di rimuoverli o meno.
Sono 26 gli attuali ambasciatori all'estero appartenuti in passato alla Ds, dei quali dieci in Paesi dell'Ue. Tra di essi figura anche l'attuale ambasciatore bulgaro a Roma, Atanas Mladenov, e l'attuale ambasciatore in Vaticano, Nikola Kaludov.
Il presidente Parvanov, socialista, si è intanto opposto categoricamente a «una eventuale purga con movente politico». Lo stesso Parvanov era stato un ex agente della Ds, come rivelato già anni fa prima della sua elezione.
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