Il bullismo nasce da un disagio dei ragazzi. Dalla paura e dalla mancanza di punti di riferimento. E dalla progressiva perdita di autorità degli insegnanti. Questi, in sintesi, sono i primi risultati che emergono dal «Progetto prevenzione bullismo - Essere felici a scuola», avviato questanno a Milano e provincia per promuovere un rapporto migliore fra giovani e scuola.
Questa volta lintervento non si rivolge ai ragazzi, ma agli insegnanti. Fondazione Sodalitas, Accademia di comunicazione, Comunità Nuova e Ismo hanno, infatti, organizzato dei corsi destinati ai professori per insegnare loro a interagire meglio con gli alunni, a diventare punti di riferimento, a riconquistare autorità e a considerare la classe nel suo insieme, tenendo conto delle sue relative complessità.
I corsi - facoltativi - sono dedicati ai professori delle scuole medie, che seguono ragazzi fra 11 e 14 anni e quindi in una fase particolarmente delicata delladolescenza. Si tratta di «laboratori esperenziali» che, per il momento, hanno coinvolto 40 docenti. «Lobiettivo, nei prossimi mesi, è di arrivare a formare 150 insegnanti - spiega Vito Volpe, presidente di Ismo -. È importante far sapere che queste lezioni sono gratuite perché sostenute dagli sponsor».
La prima esperienza è stata, per gli insegnanti che ne hanno preso parte, molto positiva. In poco tempo sono riusciti a studiare interventi mirati da applicare alle proprie classi. Inoltre, hanno costruito un dialogo più costruttivo con i ragazzi gettando le basi per una relazione interpersonale costruttiva. Elementi indispensabili per superare un fenomeno - il bullismo, appunto - che sta raggiungendo livelli allarmanti. Solo nelle scuole elementari, per esempio, la metà degli alunni ha subito prevaricazioni almeno una volta nella vita. La restante metà - secondo un recente studio - avrebbe commesso atti di bullismo.
Ai livelli superiori dellistruzione la situazione non cambia. E coinvolge ragazzi e ragazze in misura quasi uguale. Per questo, la parola dordine può essere prevenzione, più che repressione. Che comincia fra i banchi, nel rapporto fra insegnanti e alunni. «Abbiamo scelto la strada della relazione perché ci appare quella più solida - dice don Gino Rigoldi presidente di Comunità Nuova -, la strada che costruisce nelle persone il senso degli altri e la capacità di darsi reciprocamente valore. Lauspicio è che da una migliore capacità di relazione da parte degli insegnanti discenda un miglioramento della relazione nel gruppo degli alunni, che è il deterrente migliore, la migliore prevenzione del bullismo».
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