Milano - Frequenta il primo anno del liceo tecnologico Maria Curie di Milano. Per lui le regole sono optional e si rifiuta di seguirle. Sistematicamente. E grazie al suo atteggiamento anarchico si è conquistato il primo posto nella classifica italiana delle sospensioni: sei in un anno scolastico per un totale di 77 giorni di assenza. Giustificata. Già perché all’istituto Curie ammettono di «essere all’antica». Niente lavori alternativi per i ragazzi che sgarrano, meglio lasciarli a casa loro. Il ribelle però è in buona compagnia. In un anno, ben 53 ragazzi su 685 hanno avuto almeno una sospensione di circa 5 giorni. In totale ne sono state date 73 per 387 giorni di scuola. Attività socialmente utili non sono ben viste. «Abbiamo provato a fare pulire le aule ai ragazzi che le lasciano sporche peggio delle strade di Napoli – spiega il dirigente - ma i genitori protestavano».
Manca la collaborazione con le famiglie, dunque. E gli alunni ci sguazzano. Tanto che le punizioni diventano una sorta di gioco al rialzo e non fanno più paura a nessuno. «Ci sono dei ragazzi che giocano al toto-sospensioni, vince chi ne colleziona di più» ammette Laura Gatti, vicepreside di un istituto di istituto tecnico con 550 ragazzi. E i professori fanno quello che possono. «Nel biennio abbiamo punito circa 30 o 40 alunni e i nomi sono ricorrenti. Ma dietro questi ragazzi spesso c’è una famiglia che non ci aiuta». I comportamenti-tipo sanzionati? «Atti di grande maleducazione, se ripresi rispondono male, fanno teatrino e il verso degli animali, abbandonano la classe senza permesso, mangiano dietro ai banchi, si presentano con il cappuccio in testa, con le cuffie incollate alle orecchie e i pantaloni che raccogliamo per terra».
Ogni scuola è sovrana in fatto di disciplina. E Paolo Iennaco, vicedirettore regionale del Piemonte ammette: «La fantasia delle scuole si è sbizzarrita e si è creata la sospensione con obbligo di frequenza. In pratica il ragazzo non è interrogato ma deve assistere. Diventa un uditore». I casi più gravi hanno un altro corso. «I tre studenti che due anni fa hanno filmato il pestaggio di un disabile sono stati sospesi per un anno e hanno fatto assistenza in un centro. Ora hanno ripreso a studiare e sono stati abbastanza recuperati».
Dal Piemonte al Veneto. Anche la dirigente regionale Carmela Palumbo, sostiene l’utilità delle sanzioni alternative. «Credo siano più significative e umilianti per i ragazzi. Molti di loro non avvertono il senso di colpa ma quello della vergogna sì». Palombo racconta l’ultimo caso di un liceo scientifico di Adria. «Alcuni ragazzi hanno inserito sul blog della scuola offese molto ingiuriose, (anche accuse di pedofilia) a danno di alcuni insegnanti. E noi li abbiamo messi a spazzare le aule, a pulire il giardino».
La sfida tra scuola e il mondo dei giovani aumenta sempre più. Qualche insegnante pensa ad un supporto esterno. Marina De Blasio, responsabile dell’Osservatorio del bullismo in Campania ha avviato una piccola sperimentazione. «In 30 scuole abbiamo inviato lo psicologo per monitorare le necessità degli insegnanti sempre più in difficoltà.
Come quell’insegnante, 30 anni di anzianità: un alunno l’ha insultata e chiamata “faccia di culo”. E quello che l’ha sconvolta di più non è stato l’insulto quanto la leggerezza con cui il ragazzo ha usato l’espressione. Dietro di lui c'è un vuoto educativo disarmante».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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