Gianni Clerici
Inibire langiogenesi, ovvero la crescita di una rete di vasi sanguigni che «nutrono» le cellule tumorali, può rappresentare un contributo importante, a volte decisivo, nella lotta alle neoplasie.
Una conferma arriva da uno studio apparso recentemente sul New England journal of medicine e condotto su pazienti affetti da carcinoma metastatico del colon o del retto. Tali pazienti, precedentemente sottoposti a chemioterapia, hanno visto notevolmente allungarsi le loro aspettative di vita dopo il ricorso a un nuovo farmaco (nome chimico: bevacizumab) che ha la funzione specifica di bloccare langiogenesi. Questo principio attivo ha come bersaglio una proteina presente in natura, conosciuta come fattore di crescita vascolare. Si tratta di un mediatore che ha un ruolo fondamentale nel processo di formazione dei nuovi vasi. Sopprimendolo si impedisce lapporto nutritivo alle cellule tumorali e la diffusione delle stesse per via metastatica in altre parti del corpo.
In questi pazienti il rischio di morte è ridotto del 30% e la progressione della malattia ha avuto un «significativo rallentamento» rispetto a coloro che venivano sottoposti alla sola chemioterapia. Riconoscendo la validità dello studio clinico pubblicato sul New England journal of medicine, la commissione europea ha autorizzato la somministrazione di bevacizumab ai malati di carcinoma del colon o del retto.
Il nuovo rimedio, che negli Stati Uniti dAmerica viene adottato da due anni, fa parte del portafoglio oncologico Roche, il Gruppo con sede a Basilea che comprende Genentech in Usa e Chugai in Giappone è leader mondiale dei trattamenti antitumorali. Sperimenterà i benefici clinici di questo farmaco in altre forme cancerose: del polmone, del pancreas, del rene.
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